“Lo sa perché ho sparato? Perché mi sono visto tutto quel sangue addosso, dopo essere stato colpito in testa con una trave, un tavolone, e ho avuto paura. Ero sicuro che ci avrebbero bruciati in quella macchina". Dopo 17 anni, Mario Placanica, il carabiniere che sparò e uccise Carlo Giuliani durante gli scontri avvenuti a Genova in occasione del G8, intervistato da 'Il Tempo', ripercorre quei drammatici momenti.
"È da allora che ho addosso un continuo tremore. E non sono mai stato risarcito dai no-global. Fortuna che ci fu chi mi difese come Salvini, ma anche Di Pietro”, aggiunge Placanica che, per la morte di Carlo Giuliani, è stato indagato e prosciolto da ogni accusa. “Sparai perché avevo paura; sparai perché temevo che in quella macchina ci saremmo morti”, aggiunge Placanica che racconta come, da quel giorno, la sua vita sia profondamente cambiata. “Mi trovo in una clinica qui in Calabria, è un periodo in cui mi servono cure. Non lavoro e la giornata a casa non finiva mai. Questo mi ha portato alla depressione. Per fortuna - spiega - la terapia farmacologica mi aiuta”. "Nessuno sa cosa ho passato in questi anni, non lo auguro a nessuno. Non faccio più nemmeno parte dell’Arma perché mi hanno dichiarato inabile al lavoro”, dice raccontando di aver passato otto e mezzo di "esaurimento a casa e sul posto di lavoro".
E ancora:"Sono crollato, mi sono buttato nella droga, ero distrutto", conclude Placanica ricordando di essere stato assolto anche dal processo riguardante l'accusa di violenza carnale che gli aveva rivolto l'ex moglie.
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