L'asta si è tenuta qualche giorno fa a Monaco di Baviera, in Germania. E a essere battuti sono stati alcuni cimeli appartenuti ad Adolf Hitler: da una copia considerata di lusso del "Mein Kampf" datata 1939, al cappello a cilindro indossato dal Führer nelle serate di gala; dai vestiti di Eva Braun, alle pentole di proprietà del maresciallo Hermann Göring. Fino ad alcune paia di occhiali da sole, indossati dagli imputati nazisti durante il processo per crimini di guerra che si tenne a Norimberga, dopo il 1945. In tutto, gli oggetti proposti erano 147. La vendita, da molti considerata controversa, ha avuto però un epilogo particolare e imprevisto. Perché, secondo quanto riportato da Tgcom24, un noto uomo d'affari di origini libanesi, ma da tempo residente in Svizzera, si sarebbe aggiudicato la collezione, annunciando subito dopo di aver consegnato tutto gratuitamente all'istituzione ebraica "Keren ha-Yesod".
Le motivazioni di Chatila
Si tratta di Abdallah Chatila che, in base a quanto riportato dal quotidiano, avrebbe ceduto immediatamente i preziosi cimeli storici con la volontà di impedire che questi oggetti finissero "in mani sbagliate". E quindi, magari, a nostalgici sostenitori del regime nazista. La vendita all'asta degli effetti personali di Hitler, già nei giorni scorsi in Germania, aveva creato malumori, curiosità, indignazione ma anche diverse polemiche.
La commozione della comunità ebraica
L'uomo d'affari libanese ha dichiato di aver agito "spinto da senso di umanità". La sua azione avrebbe commosso persino il rabbino Menachem Margolin, presidente dell'associazione dei rabbini europei che, proprio nei giorni scorsi, aveva lanciato un appello per impedire lo svolgimento dell'asta. Quegli oggetti, per la comunità ebraica, risultavano essere ancora un simbolo. Il religioso, infatti, commentando la scelta di Chatila avrebbe dichiarato: "Il suo è stato un gesto nobile e commovente. Il nostro apprezzamento verso di lui non conosce limiti".
I pericoli dietro alle "reliquie"
La preoccupazione principale, almeno secondo quanto denunciato da Felix Klein, commissario del governo incaricato dell'antisemitismo, era che qualcuno le comprasse trasformandole in "reliquie naziste" e in "oggetti di culto". Uno dei pericoli, secondo Klein, era quello che in questo modo i crimini perpetrati dal nazismo fossero banalizzati.
Il congresso ebraico, infatti, era insorto sulla decisione di mettere in vendita gli oggetti appartenuti a Hitler e persino gli esperti avevano messo in guardia gli organizzatori dell'asta, dicendo loro che vendere gli effetti personali del leader nazista avrebbe sdoganato un mercato pericoloso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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