La Chiesa cattolica, attraverso alcuni dei suoi membri di spicco, continua a commentare l'utilizzo del rosario fatto durante la passata campagna elettorale.
L'autore dell'uso che gli ecclesiastici non reputano corretto, come saprete, è il ministro Matteo Salvini, che ne ha parlato pure ieri sera, difendendo la sua scelta commentando i risultati che lo hanno decretato vincitore della competizione. Il leader leghista ha pure rispolverato la corona per l'occasione. L'ultimo commento in ordine di tempo è arrivato da il gesuita padre Francesco Occhetta, firma di punta di una storica rivista, La Civiltà Cattolica, per la quale si occupa di politologia.
Il giudizio del consacrato e senza appello: "L’uso di simboli religiosi durante i comizi elettorali e dopo l’esito elettorale - ha spiegato Occhetta, come si legge sul sito di Tv2000 - rappresenta una dimensione sacrale legata al politeismo". Il ministro dell'Interno, insomma, non avrebbe solo sbagliato, tanto da un punto di vista simbolico quanto da quello dottrinale, durante la manifestazione di Milano, che ha avuto luogo più di una settimana fa, ma pure durante le riflessioni a caldo di ieri sera. Ma il padre gesuita non si è limitato solo a questa riflessione. Nel corso dell'intervista rilasciata, ha approfondito il pensiero relativo alle origini di quel gesto: Tutto questo – ha continuato padre Occhetta, si apprende sempre sulla fonte citata – è legato alla credenza, a una dimensione sociologica della religione ma non alla fede". E ancora: "Da qui si risale alla cultura leghista che nasce negli anni ’80 come l’acqua del battesimo nel fiume Po’, i presepi, fino ad arrivare ad oggi con l’utilizzo del Rosario e del Vangelo...".
Nel corso della giornata di oggi era intervenuto pure padre
Antonio Spadaro, che è il direttore de La Civiltà Cattolica. La riflessione critica dello "spin doctor" del papa verteva, invece, sul posizionamento di un'immagine raffigurante Gesù Cristo nella libreria del leader leghista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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