Può un coraggioso pm anti 'ndrangheta associare il suo nome a un libro negazionista sul Covid? La domanda rimbomba da ieri nelle redazioni dei giornali dopo che il Foglio ha rivelato che Nicola Gratteri ha «benedetto» con la sua preziosissima prefazione il saggio no-vax Strage di Stato, (edito da Lemma Press) scritto dal magistrato Angelo Giorgianni e dal medico Pasquale Bacco, noti per le posizioni negazioniste («i vaccini sono acqua di fogna») e autori secondo il Foglio di «tesi cospirazioniste e completamente deliranti su un presunto colpo di stato globale orchestrato da Big Pharma, Oms, Bill Gates, Soros e Rockefeller». La frase «siamo in un clima orwelliano di rieducazione in cui non è lecito porsi domande né sollevare dubbi rispetto al dogmatismo scientifico» ne è la perfetta sintesi.
Gratteri cade dalle nuvole: «Io negazionista? In Procura siamo tutti vaccinati», fa sapere alle agenzie di stampa. Ne siamo contenti, soprattutto in una regione come la Calabria dove ci sono migliaia di over 80 ancora senza vaccino, una delle discrasie tra anziani e «gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale» per dirla con le parole del premier Mario Draghi, ma tant'è.
Certo, c'è il tema della 'ndrangheta ed è comprensibile la sua difesa quando il pm antimafia dice «mi sono limitato a cogliere l'occasione per lanciare l'allarme contro le mafie», ma la sua replica non convince del tutto. Perché, in ogni caso, il libro non solo fa a pezzi la comunità scientifica italiana e il Cts, ma accusa pesantemente il governo per il lockdown e il mancato piano pandemico che rischia di mandare al «processo del secolo» (Der Spiegel dixit) l'intero esecutivo Conte II a Bergamo, nella causa intentata dai parenti delle vittime. Critica politica, certo. Ma, nel volume, gli autori gettano fango anche sull'Oms, accusandola di essere al soldo della Cina, e soprattutto adombrano di una luce sinistra la scelta dei Paesi di lanciare la massiccia campagna vaccinale. Con accostamenti, suggestioni e ipotesi inquietanti.
Nel capitolo Armiamoci, e vaccinatevi! infatti si legge: «Se non fossimo in guerra, ci chiederemmo che senso abbia creare in fretta e furia dei vaccini per un virus che ha una mortalità inferiore allo 0,05%», si chiedono gli autori. E ancora: «Io non ho mai visto nella storia della Medicina che si sviluppino in urgenza dei vaccini per vaccinare milioni, miliardi di persone per un virus che non uccide se non persone già ad alto rischio. Altrimenti vaccineremmo per qualunque virus». Causando così ai vaccinati «un'alterazione genetica tale da scompaginare l'intero sistema immunitario, trasformando in pericolosi killer dei normalissimi virus con cui conviviamo tranquillamente». Vengono citati scienziati come il premio Nobel Luc Montagnier quando definisce gli ideatori dei vaccini «apprendisti stregoni»: «Produrli subito è un errore, rischiano di causare effetti assolutamente imprevedibili. Ad esempio tumori. Degli organismi che si mettono a proliferare. Non possiamo accettare che i bambini, che le generazioni attuali, anche quelle anziane (come me), scompaiano per colpa di un vaccino», visto il rischio di «effetti collaterali sulle nostre reti genetiche, come in molti virologi hanno anticipato».
C'è infatti una remota possibilità, secondo gli autori, che «la sequenza genica del vaccino possa incorporarsi nel Dna umano (utilizzando la trascrittasi inversa) e trasformare gli uomini in Ogm, con un impatto sulla fertilità», una pratica già vista «nell'operazione malthusiana patrocinata dall'Oms e dall'Unicef in Kenya», quando insieme al vaccino antitetano alle donne «furono inoculati anticorpi abortivi», nello specifico
«l'ormone beta hcg». Ma cosa c'entra una teoria complottarda che tira in ballo le teorie neomalthusiane sulla denatalità con la lotta alla 'ndrangheta e gli affari delle cosche calabresi? Bah, ci vorrebbe un altro libro.
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