Gravi i danni dall'adenoma ipofisario di Cushing

Crescono le possibilità per contrastare la malattia di Cushing. Una patologia rara e altamente invalidante, causata dalla presenza di un adenoma ipofisario, ovvero un tumore benigno dell'ipofisi, dal quale originano gli scompensi ormonali, caratteristici di questa condizione patologica. Le persone che ne soffrono (circa 2mila in Italia, soprattutto donne attorno ai 18-40anni, in misura 5-6 volte maggiore rispetto all'uomo), sono esposte a tutta una serie di alterazioni e disturbi a livello fisico, nella sfera psicologica, in quella comportamentale. Compreso il rischio di sviluppare complicanze gravi, se la patologia non viene intercettata e trattata per tempo. Novità terapeutiche per la malattia di Cushing, riguardano ora la disponibilità, anche in Italia, della prima terapia farmacologica, con azione mirata sull'ipofisi. Si tratta di pasireotide, un nuovo analogo della somatostatina, somministrabile per via sottocutanea, approvato dall'Ema (l'Ente regolatorio europeo), per pazienti in età adulta, nei quali l'intervento chirurgico si è rivelato inefficace.

«L'arrivo di questo nuovo e unico farmaco per il trattamento della malattia di Cushing cambierà completamente il paradigma di cura e probabilmente la storia naturale di questa patologia», afferma Annamaria Colao, professore ordinario di endocrinologia all'università degli studi ‘Federico II' di Napoli. «L'ottima risposta dei pazienti a questo farmaco avvalora l'ipotesi che la sua efficacia sia ancora migliore rispetto ai dati della sperimentazione». Oggi il trattamento di prima scelta nella malattia di Cushing prevede la chirurgia, finalizzata alla rimozione del tumore.

«La terapia chirurgica fallisce in un caso su due, per l'elevata complessità del quadro patologico o per le recidive e, se si eccettua la radioterapia effettuata dopo l'intervento chirurgico, non scevra di complicanze, non disponevamo di alcun trattamento medico che avesse specifica indicazione per questa malattia», afferma la professoressa Colao ricordando che oltre al netto miglioramento della qualità di vita dei pazienti questo farmaco permetterà di evitare il ricorso a un secondo intervento chirurgico, in caso di fallimento del primo.

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