La guerra del riso: come l'Europa ha svenduto il riso italiano

L’Ente Nazionale Risi lancia il grido d’allarme sulle importazioni incontrollate e convoca un vertice a Milano previsto per il prossimo gennaio

La guerra del riso: come l'Europa ha svenduto il riso italiano

Il riso è il cereale più amato al mondo e l'Italia ne è il primo produttore in Europa. Ma dopo l'azzeramento dei dazi di importazione per la Cambogia e il Myanmar, i chicci italiani stanno subendo un attacco proveniente dai paesi del Sud Est asiatico.

Infatti, da quando l'Unione europea nel 2009 ha abolito le tariffe doganali per l'import di riso, le importazioni del cerale bianco sono salite del 4,48% automaticamente dimunendo in maniera drastica le esportazioni comunitarie.

Prima che la Ue abolisse i dazi le importazioni del riso della varietà "Indica" da Cambogia e Myanmar erano circa 8 mila tonnellate, oggi la cifrà è salita a 367 mila. Con il conseguente aumento degli stock, cioè dei magazzini pieni di riso non venduto.

Nel 2015 la Ue aveva provato ad aprire una finestra di dialogo con la Cambogia, cercando di fare in modo che il governo regolamentasse da sè l'export di riso verso l'Europa, ma la risposta era stata negativa. E allo stesso modo è fallito il secondo tentativo che risale allo scorso 13 luglio.

I Paesi produttori del cereale hanno così convocato un vertice a Milano, previsto per il prossimo gennaio, con la finalità di far reitrodurre all'Unione europea le tariffe sull'import.

All'appuntamento Paesi come Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Romania, Bulgaria e Ungheria valuteranno la via migliore per far approvare la proposta alla Ue, tenendo in considerazione, però, che Germania, Olanda e Belgio, Paesi tra i primi importatori di riso, dall'abolizione dei dazi ne traggono solo che un vantaggio, poichè possono acquistare il cereale ad un minor costo dai Paesi asiatici piuttosto che da quelli europei.

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