"Ha tutta la vita per vestirsi da tr...". È polemica sul trikini

Un tweet sul trikini, costume da bagno da donna, ha generato un'aspra polemica sui social dove si dibatte sulla sua ambiguità

"Ha tutta la vita per vestirsi da tr...". È polemica sul trikini

La scarsità di notizie rilevanti di cui discutere, forse la noia sotto l'ombrellone e la scarsa voglia di commentare l'ennesima brutta figura del Movimento 5 stelle, generano sui social fenomeni che diventano inspiegabilmente virali. L'ultima in ordine di tempo è una polemica sul trikini, il costume in cui il reggiseno è collegato allo slip con un piccolo elemento centrale. Una sorta di ibrido tra un costume intero e un bikini, che esiste da sempre e che non ha mai destato polemiche come in questa afosa estate 2022. Eppure, nonostante si tratti di un capo di beachwear noto e arcinoto, c'è chi ha trovato il modo di montarci un caso, con il risultato che il trikini, nei giorni della crisi di governo e dell'ondata di caldo più forte degli ultimi tot decenni (tot perché gli esperti non si mettono d'accordo nemmeno su questo), è l'argomento più discusso di Twitter.

Tutto nasce da un post condiviso da una donna, che da quanto si evince è mamma di Rachele, che ha 5 anni. Probabilmente in vista delle prossime vacanze estive, la mamma è andata in un negozio per acquistare il costume da bagno per la piccola. Qui, a suo dire, sarebbe incappata nella disavventura che le ha generato uno choc: "La commessa che voleva convincermi a comprare il trikini per Rachele (5 anni) si è beccata la mia risposta: 'Ha una vita intera per vestirsi da troia'".

È bastato poco perché questo tweet rimbalzasse di bacheca in bacheca, scatenando commenti ironici da una parte e increduli dall'altra. "Ma se quelle in trikini so troie, quelle in topless che sono? E quelle in topless e perizoma", si domanda un utente. E poi ancora: "Io che, a 45 anni, non solo scopro che esiste il trikini ma che indossarlo è indice di sconci appetiti sessuali. Ho sempre guardato gli hentai sbagliati, probabilmente". C'è chi ricorre anche agli aneddoti per smontare la tesi addotta da quel genitore: "Nel 1948, in Italia, il due pezzi era vietato: venivi multato. Mia madre, sarta, cuciva una catenella all'uncinetto tra reggiseno e mutandina dei costumi delle clienti: il vigile arrivava, la donna di spalle si girava e lui era costretto a scusarsi".

C'è poi il l'erudito di turno, che invece di entrare nel merito della polemica ne fa una questione linguistica: "Bikini è il nome di un atollo nel Pacifico. Ci buttavano le bombe atomiche 'per vedere l'effetto che fa'. Quindi, quando venne lanciato un costume in due pezzi, molto ridotto per gli standard dell'epoca, si disse che avrebbe avuto sugli uomini gli effetti di una bomba atomica e gli venne dato il nome del primo bersaglio post-WWII: Bikini, appunto".

Ma, come spiega l'utente, non ha a che fare con il fatto di essere in due pezzi: "Molti pensarono che quel 'bi' stesse per due, mentre in realtà deriva traslitterazione di Pik, che in lingua locale vuol dire spianata: Bikini=Pikinni=spianata di noci di cocco. Ma se per tutti, ormai, bi stava per due, kini stava per pezzo. Da qui le varie aberrazioni: monokini, trikini, burkini ecc".

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