"Sento le voci nel cervello. Ho fatto cose che non mi sarei mai sognato di fare". Prova a difendersi dall'accusa di strupro ai danni della modella 18enne Alberto Maria Genovese durante l'interrogatorio dei pm Rosaria Stagnaro e Letizia Mennella. Lo fa imputando alla droga, con gli effetti deleteri che conseguono dall'abuso continuativo di stupefacenti, la causa della sua condotta sfrenata durante i festini a "terrazza sentimento", il mega attico di piazza Beltrade finito agli orrori della cronaca. "Le ho dato 3mila, pensavo fosse una prostituta", dice poi riferendosi alla ragazza che lo ha denunciato.
"Il mio cervello è quello di un tossicodipendente"
Se Genovese sia affetto da un vizio parziale di mente per l'assunzione di stostanze droganti, spetterà agli avvocati Davide Ferrari e Luigi Isolabella dimostrarlo. Fatto sta che l'imprenditore napoletano, recluso dallo scorso 6 dicembre nel carcere di San Vittore, è apparso molto provato davanti ai pm. "Chiedo pazienza e comprensione" ripete nel corso dell'interrogatorio-fiume durato circa 5 ore e mezza. "Il mio è il cervello di un tossicodipendente" e "sono tormentato dall’incapacità di distinguere la realtà dalla finzione", continua. Il 43enne sostiene di essere vittima di "allucinazioni uditive" da circa un anno e mezzo. Sente "le voci attraverso il respiro o il battito cardiaco, o da una mano che passa sulla stoffa, dai condotti dell’aria condizionata, dal rumore del movimento delle suole delle scarpe sul pavimento". Ma non si è mai rivolto ad un medico.
"Se mi dai 3mila euro puoi fare quello che vuoi"
L'inferno di Genovese è iniziato nel 2015 "quando ho cominciato a pippare", spiega. Due anni dopo ha abbandonato il timone della sua startup concedendosi una vita di pericolosi e discutibili stravizi. Poi l'incubo di una notte, quella tra il 10 e l'11 ottobre, che ha segnato la discesa definitiva agli inferi. "quando ho cominciato a pippare", dice ai pm. L'accusa sostiene che l'imprenditore abbia drogato e violentato una 18enne tenendola segregata nella sua alcova per circa 20 ore. La ragazza avrebbe chiesto di andare via ma lui l'avrebbe trattenuta, abusandone sessualmente anche quando lo implorava di fermarsi. Diversa la versione dell'indagato che sulla vicenda chiarisce: "Pensavo fosse una prostituta". La giovane modella, a detta di Genovese, si sarebbe fatta pagare per la prestazione. "Se mi dai 3mila euro, puoi fare tutto quello che vuoi", è la cifra che avrebbero concordato. A quel punto "ho preso i soldi dal comodino, - racconta Genovese -e glieli ho contati. Lei è andata in bagno, credo a contarli. Ricordo che è tornata dal bagno nuda e con la borsetta mi ha detto “eh, eh”. Allora sono andato nello studio, ho preso un’altra manciata di soldi, forse una mazzetta intera di 10.000. Lei si è stupita dicendomi “figuriamoci se non hai mai pagato una prima”. Io cerco di illudermi che non ci sia una correlazione diretta tra il fatto che faccio loro dei regali e il fatto che stanno con me", spiega. Poi le propone altri 500 euro "se si fosse fatta legare" e se avesse urlato "ma non tanto da essere sentita dal condominio".
"Perché ho bruciato i soldi"
Dopo aver consumato una serie di rapporti sessuali, Genovese avrebbe cominciato a nutrire dubbi sull'età della ragazza. Per questo motivo avrebbe rovistato nella sua borsetta, riferisce il Corriere della Sera, salvo poi dare alle fiamme alcune banconote. "Ero terrorizzato perché avevo fatto sesso con una prostituta minorenne", dichiara. Dunque, "ho bruciato i soldi con un cannello da cucina". A quel punto, avrebbe invitato la modella ad andare via. Ma è solo l’inizio di quella che definisce la sua "tragedia". Pochi giorni dopo, riesce ad accertare che la ragazza è maggiorenne. Tramite l'amico Leali fa recapitare alla ragazza 8mila euro. "Uno dei ricordi più dolorosi per me in carcere è stato sentire da Daniele di stare tranquillo,- spiega l'imprenditore - che tutto era a posto, che i soldi non li aveva voluti, che anzi sarebbe venuta in vacanza assieme a noi, che tutto era risolto".
Pochi giorni dopo, arriva la denuncia per stupro e sequestro di persona. "Prometto di fare più male a nessuna donna o nuocere alla collettività", è ora la promessa dell'imprenditore. Ma il processo è di là da venire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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