"Se provi a chiamare il numero verde è sempre occupato, se chiami il numero della regione ti dice di chiamare il medico di base, il medico di base ti dice di chiamare il numero verde, se vuoi parlare con un operatore spesso cade la linea perché c’è troppa affluenza, quindi non sai che fare". Da qualche giorno Francesco, un ragazzo che vive a Roma, ha la febbre alta e un po’ di tosse. Nessun allarmismo, certo, ma vorrebbe sapere se è il caso di fare o no il tampone per il coronavirus.
"Sono preoccupato per i miei genitori, ho avuto contatti con loro e sono anziani", ci dice. "Per ora sto bene, ma non so come comportarmi, anche perché – aggiunge – è vietato andare al pronto soccorso". Decine di persone nel Lazio e in tutta Italia, probabilmente, si stanno facendo la stessa domanda. E in molti si trovano nella stessa situazione. "I numeri non vanno, bisogna contattare il medico di base che con molta fatica attiva la richiesta", ci spiega Laura, anche lei di Roma.
In questi giorni le linee d’emergenza istituite dalle regioni italiane per rispondere alle richieste di migliaia di cittadini sul Covid-19 sono prese d’assalto. Al numero verde regionale del Lazio, istituito lo scorso 27 febbraio, ad esempio, in una settimana sono arrivate oltre 8mila chiamate. Tanto che ieri la Regione ha chiesto ai cittadini di digitare l’800118800 o il 112 "solo ed esclusivamente per emergenze sanitarie". Molti, infatti, contattano la sala operativa del ministero della Salute o i numeri verdi forniti dalle regioni soltanto per essere rassicurati, per chiedere informazioni riguardanti il lavoro o le attività che si possono svolgere durante la "quarantena".
Così chi cerca di capire come comportarsi in caso di sospetto contagio, come racconta un’inchiesta di Repubblica, è costretto a rimanere con l’orecchio incollato alla cornetta anche per un’ora intera. I tempi di attesa, ovviamente, variano da regione a regione. La media è di una decina di minuti, ma si può arrivare fino a sessanta per le linee meno virtuose. Secondo i test effettuati dallo stesso quotidiano chi chiama il numero di pubblica utilità istituito dal ministro Roberto Speranza attende mediamente 15 minuti.
Un dato, questo, che raddopppia nel Lazio, dove per parlare con il numero verde regionale dedicato al Covid-19, quello che ha chiamato Francesco senza successo, servono 30 minuti di attesa. Il motivo? Le linee sono "sovraccariche". Per questo nei prossimi giorni la Regione dovrebbe arruolare nuovi operatori: da 24 si passerà a 48. Proprio per far fronte all'elevato numero di richieste l'assessorato alla salute ha annunciato che venerdì mattina "verrà attivata una seconda centrale per il numero verde Ares 118 dedicato all'emergenza Covid-19".
Otto minuti, invece, è la media di attesa a Palermo, dove, dopo l’entrata in vigore delle restrizioni decise da Palazzo Chigi per contenere la diffusione del virus e l’esodo di migliaia di cittadini provenienti dalle province isolate del nord, il numero verde dedicato all’emergenza è stato composto più di 10mila volte.
Qualche secondo in meno si attende a Napoli dove si resta in linea 7 minuti e 30 secondi prima di parlare con gli operatori. Anche se di domenica il tempo di risposta sale sensibilmente: lo scorso fine settimana è stato di 21 minuti. Sul gradino più alto del podio c’è la Lombardia, con il numero unico regionale che si raggiunge in pochi secondi.
C’è da aspettare pochi minuti anche a Bari, Torino e Bologna. Mentre in Toscana si registra il record negativo. Le linee sono perlopiù occupate e chi cerca di mettersi in contatto con il call centre della regione ci riesce soltanto dopo un’ora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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