Gerry Scotti (del tutto inconsapevolmente) per la 'ndrangheta era affidabile al cento è per cento. Anche più della Treccani. Per essere certi che le formule magiche di affiliazione di picciotti, sgarristi e mammasantissima fossero corrette, i sanguinari capi dei clan calabresi non ricorrevano alla celeberrima enciclopedia o a Wikipedia, bensì a Gerry Scotti e al programma di successo Chi vuole essere milionario, record di ascolti negli ultimi anni e seguitissimo dai boss 'ndranghentisti.
Come rivela Klaus Davi che ha intervistato Giampiero Rossi del Corriere della Sera e il magistrato Fabio Roia nel corso della puntata di Klaus Condicio, Uno dei più potenti boss della 'ndrangheta lombarda a capo della strategica locale di Bollate Pino Mandalari, arrestato nell'ambito della maxioperazione Infinito nell'estate 2010, si "ispirò" proprio al programma Chi vuole essere milionario per verificare la veridicità dei nomi di personaggi storici evocati durante i rituali di affiliazione della potentissima organizzazione calabrese. Non una teoria, ma una intercettazione dei carabinieri, nero su bianco, svela i meccanismi attraverso cui i capi clan mettevano a punto i loro suggestivi e complicati rituali esoterici per reclutare nuovi adepti. Il fatto risale al 2009 ma l'intercettazione è contenuta integralmente, con relativi retroscena, nel libro La Regola - Giorno per giorno la 'ndrangheta in Lombardia scritto da Rossi che scandaglia i misteri della mafia calabrese, anche nei suoi aspetti più sconosciuti e curiosi.
Mandalari è a colloquio con un altro boss della mafia calabrese, Pietro Panetta, a capo della 'ndrina di Cormano, sempre in provincia di Milano. Oggetto del dialogo sono appunto i rituali di affiliazione, i nomi corretti da enunciare, gli avi da evocare. I due discutono a lungo delle formule corrette. Mandalari ammette: "Il conte Ugolino (ndr, uno dei nomi che ricorre nei rituali) non c'entra niente. Agadino come dite voi, è esistito. C'è stato. L'ho scoperto poco tempo fa. A Chi vuol essere milionario hanno fatto la domanda. E ho scoperto che è esistito. Non sapevo". Ma il dialogo non si ferma qui. I due constatano che anche la citazione in alcuni rituali dei tre re magi sia ampiamente giustificata visto che "erano della 'ndrangheta Gaspare, Melchiorre e Baldassarre". Così come anche una Santa detta l'Annunziata. Oltre ai più scontati Lamarmora, Garibaldi e Mazzini.
Ma il rapporto tra 'ndrangheta e mass media non si ferma qui.
Si scopre che il potentissimo capo dei Bellocco, della famiglia di fatto padrona della Piana di Gioia Tauro, passava ore a leggere su internet cosa si dicesse di lui e del suo clan e se ne compiacesse. Parlando al telefono il capostipite Carmelo si bea della fama pluricriminale del clan: "Basta che si faccia clic sul computer prova a digitare 'Bellocco Rosarno' e vedi cosa esce da quel computer, parlano tre ore di noi. Siamo famosi!". "Anche se cercano di mantenere un basso profilo e rimanere pressoché invisibili - ha spiegato Giampiero Rossi nel corso del programma - di fatto non sono mai dispiaciuti quando nell'ambiente circostante viene notato, e quindi rispettato, il loro potenziale di minaccia. Quanto al riferimento al programma di Gerry Scotti - prosegue Rossi - si tratta di un ulteriore episodio che ci ricorda che i mafiosi vivono in mezzo a noi". "Queste intercettazioni confermano la capacità di mimetizzazione dei soggetti appartenenti alle associazioni di stampo mafioso - ha spiegato, poi, il magistrato Fabio Roia - trattasi di persone che svolgono una vita apparentemente normale.
Sono riservati ma hanno buoni rapporti, vanno a messa. Finché non si manifesta la condotta criminale non hanno nessuna etichetta di riconoscimento. Spetta alla società civile, a tutti noi, scoprire la sua identità e isolarne le condotte devianti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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