La Francia ci tiene il broncio e torna di nuovo sulla questione dei migranti a bordo della Ocean Viking per ripetere che il comportamento italiano (aver costretto la Francia a portarsi a casa gli immigrati sulla nave) sarebbe stato un mauvais geste, ovvero il contrario del beau geste. Ieri è stato il ministro dell'Interno francese Gérard Darmanin a tornare sull'argomento, con una nota di ripicca: la Francia, oltraggiata più che offesa, avrebbe scalato il numero dei migranti accolti da quello di 3.500 che si era impegnata a prendere fra quelli sbarcati in Italia come atto di solidarietà. Un gesto di puntiglio fra l'altro in controtendenza rispetto all'entourage del presidente Macron che diffondeva con toni ragionevoli che «l'importante è continuare la cooperazione e non lasciare le cose come stanno».
Ma se questa sembra essere la linea di un Macron meno indispettito di quanto lo fosse dopo lo scontro con Giorgia Meloni, ieri il ministro Darmanin si è fatto venire un nuovo attacco di stizza fuori tempo massimo per proseguire una guerra di parole inutile. Che senso può avere dire oggi che la Francia sottrarrà il numero dei migranti sbarcati a Tolone dalla cifra che aveva promesso di assorbire? Quelli di cui si parla non sono mai arrivati in Italia, proprio perché la Francia pur esprimendo tutto il suo malumore - ha accettato di farli scendere a Tolone. Il governo italiano aveva deciso di dare un segnale di discontinuità alla pratica di far sbarcare tutti qui da noi, salvo poi concedere una ripartizione negli altri Paesi europei, i quali però non ne vogliono sapere.
Come tutti sanno e le inchieste dimostrano, le Ong svolgono per lo più un servizio di spola fra le acque internazionali - dove si spingono gli scafisti -, e i porti italiani greci e ciprioti dove i migranti sbarcano. Ieri la Presidente Meloni, parlando alla Camera, ha chiesto alle sinistre se trovavano normale il trattamento che i migranti della Ocean Viking avevano ricevuto dalla Francia, che ha respinto e rispedito a casa 123 naufraghi, mettendoli alla porta. Nessuna risposta, naturalmente, sul modo brutale in cui gli sbarcati sono stati accolti a Tolone: a quegli uomini e a quelle donne è stato detto che quello che avevano sotto i piedi non era suolo francese, ma di una base militare internazionale.
Poi sono stati messi in fila da soldati armati e interrogati a uno ad uno, e per lo più espulsi. Complimenti: in Italia neanche ci sogniamo di applicare trattamenti del genere. Ma noi siamo colpevoli di «gesti cattivi».
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