Un tassello dopo l'altro il governo sta dando un giro di vite alla lotta contro tipologie di reati che stanno assumendo, per frequenza e violenza, aspetti preoccupanti. Dopo l'inasprimento delle sanzioni per i blocchi stradali, imbrattamenti di beni pubblici e le nuove misure contro le donne-madri borseggiatrici, ieri è stato il turno delle aggressioni nei pronto soccorso degli ospedali i cui responsabili saranno perseguibili anche non in flagranza di reato. Le opposizioni parlano di misure repressive, di Stato di polizia, e fin qui siamo nel gioco delle parti. La novità è che a storcere il naso sono anche frange di liberali e liberisti, ovviamente sempre scettici quando si parla di restrizioni imposte dallo Stato. Da liberale capisco la nobile origine di questi mugugni. Ma anche no. Un liberale dovrebbe difendere le sue libertà e pretendere che lo Stato lo aiuti in tal senso. Il liberismo non può diventare il far west, non esistono libertà senza ordine e legalità. Un liberale dovrebbe pretendere di poter andare in giro per la città con il suo orologio al polso senza essere scippato, esigere che la libertà di circolazione sua e delle sue merci nel caso faccia impresa non venga impedita da forme di violenza passiva o attiva che sia, di non dover pagare lui il conto di vandalismi altrui e che lo Stato difenda la sua proprietà privata dalle occupazioni, eccetera eccetera. L'obiezione è che queste nuove misure limitano la libertà di protesta. Ovvio che la protesta è legittima, a volte salutare, ma solo se organizzata in modo da non limitare diritti altrui estranei alla contesa. Sarebbe folle e pericoloso pensare di vietare manifestazioni sindacali o impedire agli studenti di dire la loro. Gli stessi scioperi hanno una controparte precisa da colpire, non un nemico generico preso a caso come avviene per esempio nel caso dei blocchi stradali - che rispetto al problema che si vuole porre non ha alcuna responsabilità né possibilità di risolverlo. Ben vengano quindi le marce della pace, i cortei contro il governo e i padroni, i sit-in fuori e dentro scuole e università.
Ma porre una asticella oltre la quale la protesta o la manifestazione di disagio sociale diventa reato non è da Stato di polizia ma da Stato liberale che difende le libertà di tutti, anche quelle dei liberali da salotto che ahimè ricordano un po' troppo i radical chic della sinistra.
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