La mascherina va usata, senza se e senza ma. Diciamolo subito per prevenire critiche e mettere in chiaro le cose. La diminuzione dei contagi di queste settimane di fatto è frutto anche della disciplina di milioni di italiani che hanno usato tutti i dispositivi sanitari per limitare la circolazione del virus. Ma in queste settimane va sottolineato un aspetto che è diventato preponderante sul fronte "costume&società" rispetto a quello sanitario. Si tratta di un attaccamento "talebano" all'uso della mascherina che non concede sconti o indulgenze a chi, magari per il caldo o per una semplice dimenticanza ne fa un uso poco corretto. E come sempre la voglia di dare lezioni, anche su questo fronte, si è sposata alla perfezione con i diktat morali che spesso arrivano da sinistra. L'uso della mascherina è diventato un mezzo per colpire l'avversario politico, per metterlo all'angolo. È il caso di Matteo Salvini. Il leader della Lega è stato attaccato ripetutamente per il suo modo "sbadato" di usare la mascherina. Prima le polemiche per i selfie alla manifestazione del 2 giugno del centrodestra. Poi il silenzio della sinistra sulle manifestazioni con assembramenti rossi in centro a Milano e soprattutto sui cortei per Floyd negli Usa.
Ma a dar vita ad una sorta di imperativo morale sulla mascherina sono stati due episodi tv che hanno visto come protagonista sempre l'ex titolare del Viminale. Il primo, ormai noto, è il battibecco con Giovanni Floris a Di Martedì di qualche giorno fa. Il leader della Lega ha infatti affermato: "Posso togliermi la mascherina per parlare con una signora?". La replica secca di Floris: "No, non può se non si trova a oltre un metro e mezzo di distanza". La controreplica di Salvini: "Ma è così grave quanto non pagare la cassa integrazione a milioni di italiani?". Fin qui il primo match. Ma passa solo qualche giorno e di nuovo: Salvini torna nel mirino per la mascherina. Questa volta il palcoscenico è quello di Tagadà su La7. Salvini è in collegamento e si appresta a dare il via ad una conferenza stampa. Ad un certo piunto decide di sostituire la mascherina con una nuova. Bene, segue i protocolli, direte voi. E invece anche questa volta finisce nel tritacarne del moralismo mascherato: usa la vecchia mascherina (che da lì a poco avrebbe buttato via) per pulire gli occhiali. Apriti cielo: dallo studio di La7 critiche per questo gesto "eversivo".
Insomma ormai l'uso della mascherina è diventato il metro per giudicare, per puntare il dito. Ribadiamo che la mascherina va usata e anche in modo corretto. Ma vorremmo risparmiarci la paternale dei talebani da mascherina che in realtà usano questo "accessorio" entrato nei costumi italiani da qualche mese per colpire (in mancanza di altri argomenti) magari un avversario politico. Questa non è una difesa dell'uso indiscriminato e sbadato della mascherina. Tutt'altro. Ma il moralismo che arriva anche su un pezzo di stoffa sulla bocca e sul naso forse è fin troppo indigesto. Ma nel mirino non finisce solo Salvini. Chiunque di noi magari avrà vissuto qualche istante di imbarazzo per aver dimenticato, solo per un istante, di posizionare la protezione su naso e bocca. Il tutto condito da qualche sguardo severo per strada o in fila nell'attesa di entrare in un esercizio commerciale. Un errore, una svista. Ma che adesso viene punita con un disprezzo verbale che è del tutto spropositato rispetto all'eventuale "offesa" ricevuta. Viviamo in un fase in cui sono nate nuove colpe da espiare come quella di recarsi insieme alla moglie o alla fidanzata a fare la spesa ("ingresso al supermercato concesso ad un solo componente per nucleo familiare") o magari appunto quella di indossare sotto il mento per qualche secondo la mascherina.
A queste colpe aggiungiamo anche quella che è severamente vietato pulire gli occhiali con una vecchia mascherina. Insomma, va bene la protezione dal contagio, ma almeno evitateci la "lezioncina" di chi ne sa sempre una più degli altri...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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