I migranti in Europa? Muoiono di Aids e tbc "Ma basso rischio di infettare"

Il rapporto dell'Oms sui rifugiati in Europa: l'Hiv e la tbc restano la principale causa di morte. "Ma è basso il rischio di infettare"

I migranti in Europa? Muoiono di Aids e tbc "Ma basso rischio di infettare"

Anche se c'è un "basso rischio" di trasmettere malattie infettive, la principale causa di morte tra i migranti arrivati in Europa è la tubercolosi, al pari dell'Aids.

Lo rivela il rapporto sulla salute dei rfugiati e dei migranti nella regione europee stilato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e presentato oggi a Roma. Secondo lo studio su 90 milioni di stranieri (su una popolazione complessiva di 920 milioni), le due principali cause di morte sono il virus dell'Hiv e il microbatterio della tubercolosi. E, anzi, un malato su tre tra quelli che hanno la tbc è migrante o rifugiato. L'80% dei casi di tubercolosi nella regione europea si registra in 18 Paesi: Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Bulgaria, Estonia, Georgia, Kazakistan, Kyrgyzstan, Lituania, Lettonia, Moldavia, Romania, Federazione Russa, Tajikistan, Turchia, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan. I rifugiati e i migranti in arrivo da Paesi con un'alta prevalenza di tubercolosi sono a maggior rischio di sviluppare la malattia, a seconda della condizione vissuta nel loro Paese, durante il viaggio e delle condizioni di vita e di lavoro nel Paese ospitante. Una percentuale significativa dei rifugiati e migranti affetti da Hiv, però, acquisisce l'infezione dopo essere giunta nel Paese di destinazione e ha maggiore probabilità di avere una diagnosi ritardata. Le infezioni da virus dell'epatite B e C sono più comuni tra i rifugiati e i migranti provenienti da paesi in cui il virus è endemico. Infine, le infezioni tropicali e parassitarie, rare in nella regione europea, possono essere riscontrate tra le popolazioni migranti provenienti da aree endemiche.

Ma se i rifugiati e i migranti possono essere più vulnerabili alle malattie infettive, secondo l'Oms c'è anche un rischio molto basso di trasmissione di queste malattie alla popolazione dei Paesi ospitanti. La maggior parte di coloro che giungono nei Paesi europei è infatti sostanzialmente in buona salute.

Inoltre l'Italia, grazie al servizio sanitario universalistico di cui dispone, è in grado di fornire risposte efficaci in termini di individuazione precoce e trattamento, prendendosi cura della salute dei singoli e garantendo la salute delle comunità.

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