I piani del medico e dell'infermiera per non lasciare traccia degli omicidi

Le intercettazioni raccontano i dialoghi choc tra l'anestesista Lorenzo Cazzaniga e la sua amante Laura Taroni

I piani del medico e dell'infermiera per non lasciare traccia degli omicidi

Invece di aiutare i pazienti, il medico Lorenzo Cazzaniga e l'infermiera del pronto soccorso Laura Taroni, entrambi in servizio all'ospedale di Saronno, nel Varesotto, e arrestati ieri, pianificavano dettagliatamente gli omicidi da compiere in corsia. Nelle sessantuno pagine di ordinanza, che hanno condotto all'arresto dei due, sono scritte nero su bianco le conversazioni dei due amanti. Piani ben studiati per ammazzare gli anziani pazienti.

Oltre ad aver ucciso il marito, Massimo Guerra, morto a 46 anni stroncato dai farmaci e al quale avevano fatto credere fosse malato grave di diabete, l'infermiera confessa: "Ogni tanto ho voglia di uccidere qualcuno".

E al telefono con un'amica spiega quanti e quali medicinali stava facendo ingerire al coniuge: "Ma tanto non succede niente, mio marito sta bene e poi i bambini non mangiano quello che mangia lui". Per l'infermiera, Guerra non solo era un ostacolo alla relazione tra lei e il medico ma - sostiene lei dopo la sua morte - la "trattava male, tornava ubriaco, frequentava prostitute in Svizzera".

"Io ogni tanto ho questa voglia di... uccidere qualcuno", dice intercettata. Una passione, quella per la morte provocata, che Taroni arriva a condividere anche con "angelo blu", così amava chiamare il figlio di undici anni. "Ma l'omicidio deve essere una cosa per cui non ti scoprono, se ti scoprono e vai in galera perdi anche la casa. L'omicidio perfetto è l'omicidio farmacologico".

E poi il piano per non farsi scoprire: "Se cremi il corpo non possono trovare nessuna prova". Pianificava, sempre col figlio, l'assassinio della nonna Maria: "Che però non vuole essere cremata, e quindi da lì possono tirar fuori un sacco di cose... non abbiamo neanche più i maiali".

Cazzaniga, quando l'amante decide di far cremare il marito, si congratula: "Tu hai avuto un'eccellente idea, oltretutto...". È il luglio di un anno fa. Lo stesso periodo in cui la procura di Busto Arsizio apre un fascicolo sulle strane morti avvenute tra il 2012 e il 2013 all'ospedale di Saronno.

Laura Taroni è sospettata d'aver ucciso anche il suocero e uno zio del marito, finito in una vasca di liquami nell'azienda agricola Regina di Lomazzo. Ha pensato anche di uccidere i figli: "Tu somigli a tuo padre e ti ammazzerò", dice a uno dei suoi due angeli. A Cazzaniga, il suo amato dottore, chiede: "Se vuoi ammazzo anche i miei figli, per te lo faccio...". Lui la blocca: "No, loro no".

A oggi le vittime accertate sono Angelo Lauria, 69 anni, malato di tumore, ucciso con una dose di Propofol cinque volte superiore al normale. Poi Giuseppe Pancrazio Vergani, 71 anni, parkinson: una dose di morfina dieci volte oltre il consentito. Morfina anche per Luigia Lattuada, 77 anni, anche lei malata di tumore, e Antonino Isgrò, 93 anni, ricoverato al pronto soccorso con un femore rotto e uscito cadavere.

Al telefono con una collega, l'infermiera simula un interrogatorio: "Solo che io in quel caso dirò scusi eh... ma secondo lei non c'entra niente il fatto che un mese e mezzo dopo sia caduto così, involontariamente nel vascone? Ci abbiamo incendiato la stalla".

Cazzaniga, intercettato, ricorda all'amante di aver "stilato il certificato di morte" della madre: la signora Maria Clerici. Eliminarla senza cremarla sarebbe stato un prolema. "Perché non abbiamo più i maiali... E l'umido - dice Taroni al figlio - passa solo una volta a settimana...".

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