Il Natale dei "due Papi" parla la stessa lingua

Dall'attacco di Ratzinger al consumismo a quello di Bergoglio al telefonino: la Chiesa continua a combattere l'involuzione del Natale su base individualista

Il Natale dei "due Papi" parla la stessa lingua
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Relativismo e consumismo vanno di pari passo: Joseph Ratzinger lo ha detto in più circostanze, argomentando su come il secondo sia una conseguenza diretta del primo.

Il Papa emerito non parla in pubblico da tempo ormai. Tuttavia, considerando la fedeltà dell'ex regnante alla sua visione del mondo, possiamo considerare attuale la riflessione di Benedetto XVI sull'involuzione del significato delle festività natalizie. La causa, per l'ex vescovo di Roma, è riscontrabile nel dilagare consumistico, che come premesso è un effetto. Era il 2005 e il "mite teologo" bavarese era ancora vertice della Chiesa cattolica. Poche settimane prima del Natale, Benedetto XVI tuonava contro "l'inquinamento commerciale". Il Covid-19 non aveva fatto ancora la sua comparsa e il mondo aveva meno problemi ad assecondare la frenesia delle festività.

Oggi le problematiche sembrano diverse: la pandemia è riuscita persino a minare la tradizione del Natale in sé. Anche quest'anno, tra presepi annullati e restrizioni varie, non abbiamo un'agibilità piena. Si pensi, ad esempio, alla mancanza di pellegrini in Israele, dove soltanto i residenti hanno la facoltà di recarsi nei luoghi simbolo della cristianità. Sarebbero giorni essenziali per una delle confessioni religiose che ha dato vita all'Occidente e per il suo significato. Il momento storico, però, è quello che è.

Quanto detto da Ratzinger sul Natale resta comunque scolpito su pietra. Come ogni anno, quando si avvicina questo periodo, spuntano analisi e controanalisi sul lascito intellettuale e teologico del papa emerito. Tra quelle balzate sulle cronache in questi giorni, un accento può essere posto su un articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore: si tratta di un approfondimento basato su una delle tante "profezie" che Benedetto XVI ha distribuito, quando era appena incaricato come professore di teologia. Così, tra necessità di constatare come la "mercificazione" sia ormai una protagonista assoluta delle esistenze umane ed ineluttabilità dell'appartenenza al contemporaneo, un giovane sacerdote criticava la "civiltà dei consumi", accostandola al rischio manipolazione. Sono parole che la Chiesa cattolica, seppur attraverso modalità diverse, non ha smesso di pronunciare.

Cosa vuol dire, del resto, papa Francesco, quando esclama che "per custodire l'armonia in famiglia bisogna combattere la dittatura dell'io"?. L'individualismo, che è parente del consumismo, passa dal relativismo: pure su questo Ratzinger è spesso stato chiaro. Sempre Bergoglio, durante le celebrazioni natalizie di quest'anno, ha detto che è "pericoloso quando, invece di ascoltarci, ci rinfacciamo gli sbagli; quando, anziché avere gesti di cura per gli altri, ci fissiamo nei nostri bisogni; quando, invece di dialogare, ci isoliamo con il telefonino, è brutto vedere a tavola ognuno con il telefonino, che parla col telefonino....".

L'ex Papa chiamava in causa i fenomeni culturali e le loro declinazioni, Bergoglio, che è un teologo del popolo, si rivolge al mondo con parole meno escatologiche ma non per questo prive di peso filosofico: il consumismo di

Ratzinger, per Bergoglio è un simbolo, ossia il telefonino. Ma se è diversa la "lingua", il messaggio in occasione delle festività è lo stesso: quel richiamo a combattere un'esistenza segnata dall'individualismo.

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