
Qualcosa comincia a muoversi nell'episcopato americano. Dopo le scintille tra la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti e l'amministrazione Trump sulle misure di rimpatrio di immigrati irregolari a colpi di ordini esecutivi, qualche posizione più prudente da parte dei vescovi statunitensi inizia ad emergere. Non c'è più solamente monsignor Joseph Edward Strickland, vescovo emerito di Tyler che aveva pubblicamente difeso le decisioni della Casa Bianca rivendicando il diritto dei governi a difendere i confini ed aveva anche criticato le proteste dovute al congelamento di fondi federali per le Catholic Charities.
Misure necessarie
Ad offrire una parziale sponda alle politiche migratorie di Trump ci ha pensato negli scorsi giorni anche un altro giovane vescovo, monsignor John Folda, titolare della diocesi di Fargo. Svolge il suo apostolato nel Dakota del Nord, dove il candidato repubblicano ha superato il 67% contro il 30,8% della democratica Kamala Harris. Monsignor Folda, nominato da Francesco nel 2013 all'inizio del suo pontificato, ha premesso di non voler prendere posizione sul dossier scottante. Tuttavia, pur ritenendo che Trump e Vance "abbiano adottato un approccio molto drastico per limitare qualsiasi tipo di immigrazione nel paese", Folda ha dichiarato che "forse stanno anche facendo ciò che non è stato fatto e che forse deve essere fatto per quanto riguarda la protezione dei nostri confini". Parole che, in qualche modo, oltre a giustificare il pugno duro dell'amministrazione repubblicana sembrano lanciare una nemmeno troppo velata critica alla presidenza Biden. Il vescovo non si è detto contro le migrazioni ma ha detto di sperare che "arriverà il momento in cui ci sarà un allentamento di questa regola, in modo che coloro che hanno semplicemente bisogno di sicurezza e cercano una vita migliore possano semplicemente essere ammessi di nuovo nel nostro Paese, ma ciò deve essere in accordo con le nostre leggi". Un concetto simile a quello espresso da Strickland in un'intervista a Il Tempo nella quale il vescovo rimosso da Francesco sosteneva che "le nazioni hanno il dovere di stabilire leggi giuste che rendano possibile un'immigrazione ragionevole". Folda però ha respinto l'accusa di chi sostiene che la Chiesa tragga "profitto dagli insediamenti dei rifugiati e dal lavoro con gli immigrati".
La preghiera a "casa" Trump
Intanto, monsignor Strickland ha deciso di rompere un altro tabù e in occasione della festa di San Giuseppe ha presieduto un momento di preghiera nella tenuta di Mar-a-Lago, prediletta residenza del presidente Trump a Palm Beach. Insieme a lui c'erano 100 sacerdoti cattolici, mentre Life Site News ha raccontato che sarebbe stato vietato ai preti della Florida di unirsi all'evento. L'omaggio dell'adorazione eucaristica nella residenza si è svolto tra bandiere americane e a ridosso di una statua che riproduce quella della Madonna di Fatima.
Strickland, dunque, sembra candidarsi ad essere il capofila del cattolicesimo americano che guarda con grande favore all'amministrazione Trump e si preoccupa poco degli attacchi dell'episcopato nazionale e della Santa Sede.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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