Naso che cola, gola che pizzica, tosse, congiuntivite, difficoltà a respirare e, a volte pure un po' di febbre, sono i sintomi classici dell’allergia primaverile. Se negli anni passati il sorgere di questi sintomi non destava serie preoccupazioni ma semplicemente il fastidio di dover imbattersi in una cura a base di cortisone e antistaminici, non è così adesso con la pandemia da coronavirus in corso. Gli effetti causati dall’allergia stagionale, almeno apparentemente, coincidono con quelli legati alla fase iniziale del Covid 19. E allora, quando preoccuparsi? Quando capire che si è in presenza dell’una o dell’altra patologia? Eseguire una corretta diagnosi è necessaria adesso più che mai dal momento che la primavera è entrata nel vivo.
Che interpretazione dare alla comparsa dei primi sintomi?
La principale causa dell’allergia primaverile è quella che proviene dai pollini. Le temperature sempre più tiepide determinano la fioritura di molte piante favorendo la concentrazione di pollini in aria. Questo fenomeno nei soggetti più sensibili causa una risposta immunitaria che si manifesta con i sintomi prima elencati. Come capire che si tratta realmente di allergia? La risposta è più semplice per i soggetti che sanno già di avere questo tipo di problema perché ne riconoscono i tipici malesseri. Questi ultimi invece generano preoccupazione nei confronti di chi, per la prima volta, si imbatte nelle allergie stagionali. In questo caso il dubbio di trovarsi di fronte al coronavirus è più che lecito. E allora ecco a cosa bisogna stare attenti per evitare che da una parte si generino allarmismi o, peggio, che dall’altra vi sia la presenza del Sars-Cov-2 e lo si scambi per un’allergia.
A fare chiarezza su Il Giornale.it è Antonio Cascio, direttore del reparto Malattie Infettive del policlinico Paolo Giaccone di Palermo: “I sintomi dell’allergia stagionale - dice il professore - sono quelli della congestione nasale, del naso gocciolante, della lacrimazione degli occhi, degli starnuti, del prurito al naso, agli occhi e alla bocca, del prurito alla gola, della tosse continua, della congiuntivite, del gonfiore agli occhi, della riduzione del senso dell'olfatto e del gusto. Chi soffre di allergia stagionale - rassicura il professore - conosce bene i suoi sintomi e difficilmente avrà paura di aver contratto l’infezione da SARS-CoV-2”. C’è però il momento in cui, il campanello d’allarme Covid deve scattare anche nei confronti di queste persone, ovvero “quando c’è stato un contatto stretto con un caso positivo - afferma il dottor Cascio - e se insorgono il senso di stanchezza, la febbre alta, la cefalea e i dolori muscolari”. In questi casi è importante ricorrere al tampone che risponderà ad ogni dubbio.
Le cure per i soggetti allergici che attendono l’esito del tampone
Quando si avvertono i sintomi tipici del Covid non c’è nulla di più sbagliato e pericoloso delle cure “fai da te”. In molti spesso commettono l’errore di assumere farmaci prima dell’esito del tampone e senza il consulto di un medico ricorrendovi soltanto in un secondo momento, quando il malessere si è intensificato . Nel caso delle persone che stanno combattendo un’ allergia stagionale ma che allo stesso tempo sono stati a contatto con dei soggetti positivi, quale sarebbe il comportamento più idoneo da assumere in attesa dell’esito del tampone? Quale terapia potrebbe suggerire loro il medico curante per alleviare le sofferenze?
“Bambini e adulti - dichiara il primario del Paolo Giaccone - in terapia di mantenimento per asma (con farmaci inibitori dei leucotrieni, corticosteroidi per via inalatoria e/o broncodilatatori) devono continuare il trattamento come prescritto dal medico e non devono interrompere la terapia. Se sviluppano sintomi compatibili con Covid 19, dovranno autoisolarsi, informare il proprio medico e monitorare la propria salute come tutti gli altri. Se sopraggiunge difficoltà respiratoria progressiva - prosegue il professore - si deve cercare immediatamente assistenza medica. In attesa del tampone per la febbre alta o per i dolori potrà essere assunto il paracetamolo”.
L’incidenza dell’asma sulla gravità del coronavirus
Tra le preoccupazioni più frequenti riscontrate ad oggi vi è quella avanzata dai soggetti allergici che soffrono d’asma: il loro timore è quello di poter contrarre il Covid in forma grave proprio a causa della pregressa patologia. Il professor Cascio mira a far chiarezza sul lecito quesito: “Negli studi finora disponibili - afferma il primario - le forme allergiche più lievi, inclusa l'asma allergica lieve, non sono state considerate come uno dei principali fattori di rischio per l'infezione da SARS-CoV-2, o per un esito più sfavorevole. Invece, l'asma in forma da moderata a grave, in cui i pazienti hanno bisogno di cure quotidiane, è inclusa nelle condizioni polmonari croniche che predispongono a malattie gravi”. Qualche settimana fa sulla prestigiosa rivista dell'European Academy of Allergy and Clinical Immunology è stato pubblicato un articolo contenente un'ipotesi scientifica elaborata da un gruppo di allergologi e immunologi dell'ospedale di Prato. Nello studio eseguito la presenza dell’asma in un soggetto è stata considerata come un elemento protettivo contro il Covid-19. Un’ipotesi che ha aperto solo inizialmente un barlume di speranza non avendo trovato poi riscontri successivi a sostegno della teoria.
Come ci spiega infatti il professor Cascio “tale ipotesi si basava su osservazioni relative alla bassa prevalenza di soggetti asmatici tra i ricoverati per Covid-19 a Prato ma è rimasta circoscritta solo a quel contesto”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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