Le grandi risposte sono tutte nella spirale a doppia elica che racconta di noi, il Dna che per il 98% condividiamo con gli scimpanzè. Negli oltre 200mila geni che ci appartengono è raccontata la storia delle nostre origini geografiche, le predisposizioni alle malattie e i legami di parentela con ogni uomo sulla terra. Scoprire da dove veniamo, ma anche dove siamo diretti, le doti e le debolezze innate del nostro corpo: sono assilli di millenni di storia umana. Ora, però, i responsi si possono comprare, e pure a poco prezzo, dalla poltrona di casa. Bastano un computer e il codice di una carta di credito per ricevere un kit con tutto il necessario per una analisi genetica un tempo accessibile solo attraverso esami all'avanguardia. E ai test si ricorre sempre più spesso per provare o disconoscere paternità, per ripercorrere nei millenni la storia dei progenitori e per avere indicazioni sulle malattie a cui si è geneticamente più predisposti.
Solo sul colosso Amazon è possibile comprare oltre 100 kit diversi, laboratori sparsi in tutto il mondo analizzano e rispondono nel giro di poche settimane. Il costo varia dai 16 ai 300 euro, e il comparto sta superando ogni record di vendita. Anche in Italia, secondo l'Associazione degli avvocati matrimonialisti (Ami) l'aumento della domanda è rilevante: +30%, e il boom è legato soprattutto ai test di conferma o smentita di paternità.
Il tarlo del dubbio
Il tema sembra nella Penisola particolarmente sentito. Secondo il Codacons del Friuli-Venezia Giulia, che di recente ha svolto una ricerca i proprio sui test del Dna on line, il 15% dei friulani non sarebbero figli del padre che figura nei registri anagrafici. E il dato, secondo l'associazione dei consumatori, sarebbe più o meno estendibile anche alle altre regioni. La cifra non è dissimile dalle analisi statistiche sui procedimenti di accertamento di paternità, diffuse dalla stessa Associazione degli avvocati matrimonialisti: il 15% dei secondi figli non sarebbe concepito dal padre ufficiale, dato che sale al 25% per i terzi figli. Le cause in merito sono state ottomila nel triennio 2013-2015, con una conferma nel 60% dei casi dei sospetti del ricorrente. Dati, evidentemente, che giustificano in molti casi la richiesta di analisi. «Non sempre veniamo interpellati da un marito geloso che ha dei dubbi sulla prole - racconta Vittorio Lucchini, presidente del laboratorio Ngb Genetics di Bologna, che lavora sia con l'on line che, soprattutto, con procure e professionisti -. Spesso sono i figli che vogliono scoprire l'identità del genitore o legami con fratelli o sorelle». Capitano anche donne incerte sulla paternità del proprio bambino. «Analisi di questo tipo non sono necessariamente motivo di litigi o di disagio. Anzi, di frequente l'esito del test fa passare un'ansia. Una conferma o una smentita possono mettere il cuore in pace», dice Lucchini.
Anche per questo il Codacons della regione Friuli-Venezia Giulia con il suo presidente, l'avvocato Vitto Claut sta conducendo una battaglia per agevolare l'accesso ai test, in particolare per affermare la loro valenza legale. «L'obiettivo è aiutare i cittadini a fare ricorso per gli accertamenti tecnici preventivi nel caso uno dei due, il padre o il figlio, si rifiuti di effettuare il prelievo del Dna», spiega Claut. Per ora però il Garante della privacy ha fissato un principio non impugnabile: nessuna validità del test di paternità senza consenso di tutti gli interessati.
Paternità a parte, una buona fetta della domanda di kit genetici è alimentata dagli appassionati di alberi genealogici, intenzionati a scavare nelle radici della propria famiglia. Il colosso del settore è l'americana Ancestry, che ha svolto sinora circa sei milioni di test, con un ritmo che a fine 2016 era arrivato a 1.300 analisi del Dna al giorno: «Unisciti a noi in questo viaggio nella storia che racconta come si è arrivati a te», dice il messaggio di benvenuto della società, specializzata nel tracciare le origini antiche, la discendenza primigenia, di ogni uomo sulla terra. Ma non c'è solo Ancestry, Helix e 23 and me sono altri due nomi che si stanno facendo largo.
Parenti di Napoleone
Non ci si ferma al filone della ricerca delle parentele più strette. Conoscere se si condividono geni con personaggi o famiglie celebri della storia soddisfa la curiosità, ma anche l'autostima. Ed è quello che propone per esempio il laboratorio svizzero Igenea. Ogni insospettabile cittadino del mondo potrebbe essere imparentato con i Borbone, di cui i ricercatori svizzeri stanno ricostruendo la discendenza illegittima, o con Napoleone Bonaparte, di cui si cercano parenti con rimborso integrale dei costi del test. E persino con il faraone Tutankhamon.
Uno sviluppo ulteriore è l'indagine dei legami di parentela con famiglie ed etnie lontane. Alcuni laboratori si dedicano in particolare proprio a questo tipo di raffronti. Esistono banche dati genetiche a livello planetario. Nel laboratorio Igenea lo chiamano «test delle origini». Si scoprono così anche «cugini genetici», ovvero «persone con cui si condivide un antenato comune», dichiara Igenea sul suo sito. Alcune testimonianze sono condivise in Rete. È il caso per esempio di Dominique Vercoutere, adottato alla nascita e che per sessant'anni ha cercato la madre a Parigi. In assenza di risposte si è deciso a sottoporsi al test del Dna. E, così facendo, ha scoperto «le mie incredibili radici reali russe: appartengo alla dinastia Rurik».
Conosci te stesso
Un ulteriore filone delle ricerche genetiche fai-da-te è quello legato al la previsione di malattie. In questo caso l'analisi del Dna viene utilizzato ai fini di prevenzione medica o di una migliore comprensione del proprio organismo. Matteo Ercolin è il fondatore del portale Paternita.eu, nato inizialmente con l'obiettivo di verificare le parentele dubbie. «Le ricerche ci hanno per esempio portati a comprendere che le cause dell'obesità potrebbero essere per il 70% genetiche», dice. E le analisi consentono di scoprire quali sono i macro e i micronutrienti che vengono assimilati con maggiore lentezza. Quello che viene definito come fabbisogno medio giornaliero, «non è uguale per tutti», conferma anche il già citato Lucchini. Un assorbimento carente di alcune vitamine potrebbe essere la causa di alcuni problemi ricorrenti. «L'importante - raccomanda Ercolin - è affidarsi a un laboratorio vero e diffidare di realtà poco chiare». Ercolin cita il caso di un fantomatico test del Dna utilizzato per scoprire le intolleranze alimentari e poi rivelatosi completamente fasullo. «Inviammo dell'acqua pura da cui ricavarono un profilo di Dna», spiega. Oltre alla scelta oculata, il consiglio è quello di far sempre leggere i risultati «a un professionista».
Basta un campione
L'acquisto di un test del Dna on line segue le regole dello shopping in Rete. Nel kit che arriva a casa ci sono di solito un tampone, un bastoncino con un batuffolo simile a un cotton fioc, che va passato sulle mucose della bocca. Il prelievo è rapido e non invasivo. Il campione va richiuso in una busta sterile. Normalmente vengono allegati uno o più moduli precompilati in cui si specificano i tipi di richieste. I tempi di risposta sono variabili, dalle due settimane e oltre in caso di test approfonditi. I test per l'accertamento della paternità sono validi legalmente soltanto in presenza di identificazione dei soggetti analizzati. «Questo avviene se le persone si presentano direttamente in laboratorio», spiega Lucchini. Il biologo diventa così ufficiale giudiziario a tutti gli effetti. Per quanto riguarda i test on line, se si presenta il campione di un minore sono necessarie le firme di entrambi i genitori. Per gli adulti, la legge prescrive che non si può sottrarre il Dna di qualcuno senza informarlo. Ma il margine di libertà è piuttosto ampio quando i campioni vengono sottoposti senza bisogno di essere portati in tribunale. «Spesso ci chiedono raffronti con il Dna di persone morte. In casa viene trovata per esempio una spazzola, e da lì parte tutto. Noi chiariamo sempre che il richiedente si prende ogni responsabilità sull'invio di campioni non propri».
Negli Stati Uniti il fenomeno dei test fatti sul divano di casa sta diventando talmente comune da suscitare una sorta di allarme sociale: il senatore di New York, Chuck Schumer ha annunciato di recente che chiederà alla Federal trade commission di «esaminare la situazione e garantire che queste aziende abbiano adeguate politiche sulla privacy». In fondo, dice Peter Pitts del Center for medicine in the public interest, associazione Usa non profit, il Dna «è la cosa più preziosa che si possiede».
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