A Taranto gli operai non si arrendono e combattono contro la chiusura dell'Ilva. Ma la magistratura va avanti per la sua strada. Sette arresti e tutta la produzione degli ultimi quattro mesi (da quando cioè sono stati messi i sigilli) è stata sequestrata. Almeno altre cinque persone hanno ricevuto avvisi di garanzia e la procura di Taranto sta indagando anche a Bari e a Roma sulla vecchia Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata il 4 agosto 2011 all’Ilva, poi riesaminata e approvata alcune settimane fa.
Quel che viene fuori, però, è il chiaro coinvolgimento della politica locale: oltre all'ex assessore provinciale Michele Conserva, finito ai domiciliari, indagati anche il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno (Sel) e don Marco Gerardo, segretario dell'ex arcivescovo della diocesi.
Dalle carte dei pm spunta anche il nome di Nichi Vendola, che avrebbe fatto pressioni sul direttore dell'Arpa Puglia, Giorgio Assennato, perché non pubblicasse gli studi sulle emissioni inquinanti dello stabilimento. A smentire un convolgimento del governatore pugliese è proprio Assennato che, in un'intervista aVanity Fair, sostiene di non aver "subìto alcuna pressione da parte di Nichi Vendola o di uomini del suo staff: abbiamo soltanto avuto alcune discussioni, peraltro fisiologiche in un rapporto tra un organo tecnico come il nostro e una struttura politica".
Alla base di tutto ci sarebbe però, il consulente Girolamo Archinà. Ci sarebbe, infatti, proprio l’ex responsabile per i rapporti istituzionali dell'azienda dietro la fitta rete di esponenti politici messa in piedi per tenere bassa l'attenzione sulle emissioni dello stabilimento. Coinvolti esponenti a tutti i livelli: dal sindaco, appunto, al presidente della Provincia, Gianni Florido (Pd), ma anche consiglieri regionali e parlamentari (sia Pd che Pdl). Spuntano anche azioni "virtuose", come quella compiuta dall'onorevole democratico Roberto Della Seta (Pd) che ha provato a far inserire norme più restrittive sulle emissioni di benzo(a)pirene, scatenando però la reazione dell'azienda.
Emilio Riva, patron dell'Ilva, avrebbe infatto scritto direttamente a Pier Luigi Bersani attraverso Archinà spiegando le sue ragioni per far tornare indietro Della Seta chiedendogli di "non fare il coglione".
E le intercettazioni tirano in mezzo altri bersaniani, a partire dal deputato Ludovico Vico che avrebbe minacciato di far "uscire il sangue" alla Camera al collega. Senza dimenticare, come rivela il Fatto Quotidiano, i 98mila euro che la famiglia Riva diede a Bersani per la sua campagna elettorale...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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