Ilva, il no della Corte d'Assise di Taranto al patteggiamento dei Riva

Ora Ilva Spa e Riva Forni Elettrici saranno giudicate nel processo Ambiente Svenduto

Ilva, il no della Corte d'Assise di Taranto al patteggiamento dei Riva


Non è possibile patteggiare reati come l'avvelenamento. Perciò la Corte d'Assise di Taranto presieduta dal giudice Giuseppe Licci ha respinto, dichiarandole inammissibili, le richieste di patteggiamento avanzate dalle società Ilva spa e Riva Forni Elettrici.
Le due aziende rientravano nell'alveo del processo per il presunto disastro ambientale causato dall'Ilva in corso a Taranto. Ma la loro posizione era stata stralciata dal processo "Ambiente Svenduto" e si era avviato, così, un nuovo iter processuale. Particolare non secondario le due società avevano chiesto il patteggiamento con il consenso della Procura di Taranto.
Nello spiegare le ragioni del rifiuto al patteggiamento la Corte d'Assise di Taranto ha sottolineato che sono patteggiabili i reati amministrativi, ma in questo caso, il reato contestato di avvelenamento di sostanze alimentari non poteva essere trattato diversamente secondo le richieste della difesa.

Dopo il no dei giudici, il procedimento ritorna nell'ambito del processo "Ambiente Svenduto", così i reati contestati alle società Ilva spa e Riva Forni Elettrici saranno valutati dallo stesso collegio che ora esamina la posizione di 44 persone fisiche e della società Partecipazioni industriali (ex Riva fire).
La proposta di patteggiamento per l’Ilva spa prevedeva otto mesi di commissariamento giudiziale, affidato agli attuali commissari Gnudi, Carrubba e Laghi, e 241 milioni a titolo di confisca, quale profitto del reato compiuto tra il 2009 e il 2013, e altri 2 milioni di euro come sanzione.

Il patteggiamento di Riva Forni Elettrici si aggirava invece sui 2 milioni di euro.

La richiesta di patteggiamento dell’ex Riva Fire non era stata accettata dal collegio della Corte d’Assise presieduto dal giudice Michele Petrangelo perché alla data della decisione (l'udienza dell’1 marzo scorso) non si erano ancora sbloccata, rientrando in Italia, la somma di 1,23 miliardi sequestrata nel 2013 dalla Procura di Milano ai Riva per reati di natura economica e finanziaria.
La prossima udienza il 12 luglio.

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