Dopo due anni e mezzo in cui non si è fatto altro che parlare di Covid-19, virus mai visto prima che ha messo sotto scacco il mondo, adesso si parla di vaiolo delle scimmie, già esistente in Africa ma che ha fatto il salto di specie. Non desta particolari preoccupazioni ma ha rialzato la soglia della nostra attenzione sull'ennesima problematica virale. Possibile che tutto questo si sia scatenato dopo Sars-CoV-2 o c'è qualcosa che non torna nella comunicazione di queste epidemie/pandemie? La risposta la dà al Giornale.it il prof. Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.
"L'errore che abbiamo commesso"
"L’errore che abbiamo sempre commesso è che, come dicono a Napoli, ‘passata la festa gabbato lo santo’", esordisce l'infettivologo al nostro quotidiano. Il proverbio napoletano è riferito al rapporto interpersonale ma si addice perfettamente al discorso sui virus: una volta risolta una problematica non se ne parla più, come se nel mondo ci fosse un'epidemia alla volta. "Abbiamo avuto numerosi segnali del fatto che le malattie infettive non fossero un argomento da mettere nel dimenticatoio ma già negli anni ’70-80 abbiamo pensato di chiudere il libro delle malattie infettive perché avevamo antibiotici e farmaci. Eppure, segnali del fatto che fossero ancora presenti sono continui e costanti negli ultimi 30 anni", ci spiega Bassetti.
Virus e pandemie dal '90
L'elenco è, effettivamente, molto lungo. "Partiamo dagli anni ’90, gli anni dell’Hiv che fa 25 milioni di morti. Anche in quel caso si sono fatti alcuni errori come stigmatizzare la malattia o mettere i malati nei reparti di malattie infettive e non si è investito come si doveva a livello di prevenzione e informazione". L'Aids (Sindrome da immunodeficienza acquisita) è una malattia infettiva causata dal virus dell'immunodeficienza umana che riduce le difese immunitarie dell'organismo. Come ricorda Humanitas, le terapie per trattarla consistono nell'assunzione di farmaci che bloccano la replicazione del virus e rallentano la distruzione del sistema immunitario. I test sono l'unico modo per la prevenzione e la diagnosi precoce. Si trasmette con rapporti sessuali non protetti, a contatto diretto con il sangue ma anche con trasmissione verticale tra madre e bambino nelle fasi di gravidanza, parto e allattamento al seno.
A metà degli anni 90’, poi, compare l’encefalopatia spongiforme bovina, la famosa "mucca pazza". "A un certo punto la gente non voleva più comprare la carne né mangiare la Fiorentina", ricorda Bassetti. Il primo caso si ebbe nel 1986 in Regno Unito prima poi di esplodere successivamente. Era una malattia dei bovini che portava gli animali alla morte colpendo il sistema neuronale e, sull'uomo, si è sviluppata una malattia neurologica equivalente dopo il consumo di carne di bovini malati. Arriviamo agli anni dell’attentato alle Torri Gemelle, primi anni Duemila, quando "c’è una prima presa di coscienza da parte della gente che i virus e i batteri possono diventare un problema bio-terroristico con l’antrace e tutto quello che ha rappresentato nel 2001".
In Italia, infatti, ricordiamo alcuni fatti di cronaca in cui molte buste e lettere inviate per posta venivano consegnate ai carabinieri per essere controllate. Capitolo pandemie: il professore ci ricorda che prima c’è stata la Sars nel 2003, malattia virale che ha fatto migliaia di contagi e centinaia di morti in Cina e a Hong Kong ma che fortunatamente ha risparmiato l'Europa e l'Italia, poi c'è stata l'aviaria nel 2005-2006, il virus dei polli, i cui segnali erano iniziati anni prima, e poi l'influenza pandemica chiamata suina nel 2009, combinazione di virus influenzale suino, aviario e umano, dichiarata così dall'Oms perché diffusa in 70 Paesi e interamente negli Stati Uniti. Diffusasi dal Messico, ha causato migliaia di contagi a morti. "I primi dieci anni del nuovo millennio si sono conclusi con tre grandi epidemie, specie la suina con centinaia di migliaia di morti con il virus dei maiali H1N1",sottolinea l'esperto.
Nella seconda decade degli anni Duemila abbiamo avuto l’Ebola (2014), notizia che va sulle prime pagine dei giorni del mondo: dall'Africa si è diffusa in Europa con oltre 11mila morti anche in Spagna, Italia, Regno Unito e Stati Uniti. L’origine dell’epidemia è stata attribuita ad un passaggio del virus dalla fauna selvatica all’uomo, probabilmente dopo un contatto con animali infetti in Africa. Successivamente, la malattia si è propagata grazie alla "trasmissione interumana diretta", come spiega l'Iss, in eventi come le cerimonie funebri dove si poteva entrare in contatto con pazienti deceduti e persone infette.
Le malattie degli insetti
"E poi abbiamo tre grossi problemi epidemici prima del Covid che sono quelli trasmessi dagli insetti", ci dice Bassetti. Nel 2007 c’è stata l’epidemia italiana della chikungunya, un’infezione simile alla Dengue trasmessa da una zanzara che in Italia non c’era. L’epidemia riguarda il mondo intero ma anche il nostro Paese con casi sulla foce del Po ma anche tra Castiglione di Cervia e Ravenna, in Emilia-Romagna. Nel 2014 c’è lo Zika virus, che stava per fare saltare le Olimpiadi in Brasile con i viaggiatori che non potevano spostarsi. La malattia ha avuto origine in Polinesia per poi diffondersi fino in Norvegia con un viaggiatore di rientro dall'Oriente. Secondo i numeri degli esperti, questa epidemia ha colpito più di 30mila individui. Infine, l’ultima prima del Covid è stata l’epidemia di West Nile che per un’estate devastò 4-5 Regioni italiane: Veneto, Friuli, Trentino, Emilia-Romagna, anche questa infezione trasmessa con la puntura della zanzara.
"I problemi infettivi, nella realtà, sono stati una decina che hanno avuto comunque un interesse mediatico che è durato per un periodo e poi, finito il problema, tutti che hanno iniziato a fregarsene", spiega l'infettivologo. "Le tre grandi pandemie quali Sars, aviaria e suina non hanno consentito di fare neanche un piano pandemico, avremmo già dovuto imparare a farlo. Oggi la gente pensa che non vogliamo più scomparire dalla scena mediatica continuando a inventare problemi infettivologici. Non è così perché ci sono sempre stati: oggi, dopo quello che è capitato, c’è un maggiore interesse ed è giusto che ci sia affinché si lavori per evitare che un piccolo problema diventi un grande problema".
"Perché dobbiamo parlarne"
Oggi, dopo due anni e mezzo di Covid, la gente mostra una certa insofferenza verso virologi ed epidemiologi che hanno dominato la scena in tv e sui giornali. Ma il vaiolo delle scimmie esiste e l'informazione deve andare avanti. "Chi critica che con il vaiolo della scimmie stiamo facendo allarmismo rispondo che non è fare allarmismo, è insegnare alle persone che con i virus, batteri e funghi bisogna imparare a convivere ma bisogna anche far qualcosa per evitare che accadano problemi ancora più grandi", ci dice Bassetti. Il tema è delicato: sembra comunque che dopo la pandemia ci sia stata un'eccessiva attenzione mediatica anche per malattie poi scomparse o che hann riguardato una cerchia minima di invidiui, come quella di cui abbiamo parlato sul Giornale.it del primo caso, in Cina, di un bambino di 4 anni colpito dal virus di aviaria H3N8 sull’uomo. Stiamo scoprendo questi virus adesso?
"Il Covid ha portato a investimenti di laboratori e test diagnostici che prima non si facevano, quindi oggi è anche più facile fare delle diagnosi e meno male che è così - sottolinea l'esperto - È migliorata la tecnologia a disposizione dell’esperto, alla fine è un bene questo interesse. Se si riesce a chiudere rapidamente un nuovo focolaio, ne beneficia tutta la popolazione perché non diventa un problema globale. Se quello che stiamo facendo oggi con il virus delle scimmie lo avessero fatto i cinesi nel luglio 2019 con i primi casi di polmonite, noi non avremmo avuto il Covid".
"Cambiare atteggiamento"
Non si tratta di "bombardamento mediatico", ma di presa di coscienza che, così come accade per altre malattie, siamo sempre circondati da virus e batteri che non vanno sottovalutati. "La gente deve cambiare atteggiamento nei confronti del mondo delle malattie infettive. Forse abbiamo sbagliato, negli ultimi 40 anni, a dire che bastava curarsi di tumore, malattie cardiovascolari e malattie metaboliche per vivere più a lungo", rincara Bassetti. L'errore di comunicazione nel focalizzarsi soltanto sui cibi sani e sullo smettere di fumare, ad esempio, per l'esperto è stato clamoroso. "Abbiamo fatto di meno su un argomento che purtroppo miete più vittime di ogni altra malattia. Il numero di morti per malattie infettive in tutto il mondo sono superiori rispetto a quelli dei tumori e malattie cardiovascolari", sottolinea. La battaglia contro virus e batteri si può vincere "unicamente se facciamo una corretta informazione alla gente, cambiamo il modo di affrontare il problema delle malattie infettive che possono essere prevenute".
Cosa accadrà in futuro
Voltando pagina, quale potrà essere il futuro dei virus del pianeta? Dopo il Covid, la sensazione che possa accadere qualcos'altro da un momento all'altro è forte. Secondo Bassetti, però, il fattore climatico gioca a nostro sfavore: una nuova pandemia potrà essere prodotta da un virus già conosciuto che scappa da uno dei continenti in cui si trova, come ad esempio la dengue o la febbre gialla, malattie devastanti come conseguenze.
"Nel momento in cui gli insetti che la trasmettono possono esserci anche da noi perché diventa più caldo il clima, a quel punto mi fa più paura qualcosa che è già presente. Più che il salto di specie potrebbe fare il salto del continente, un salto climatico", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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