Impresario italiano bloccato in Cina da 8 mesi

Stamattina, un gruppo di amici ha presidiato l'ambasciata cinese a Milano, per chiedere la liberazione dell'imprenditore

Impresario italiano bloccato in Cina da 8 mesi

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Gentile Direttore,
abbiamo letto con stupore quanto riportato nell’articolo pubblicato ieri sul sito de “Il Giornale” sul caso del connazionale Valentino Sonzogni. Si afferma che si sarebbe “tentato diverse volte di coinvolgere l’ambasciata italiana in Cina, ma senza successo”. La nostra Ambasciata a Pechino sta seguendo il caso di Valentino Sonzogni fin dal principio, mantenendo continui e costanti contatti con il connazionale, con i suoi familiari e con i suoi legali e garantendo una assistenza continua, costante, quotidiana e concreta. Le autorità cinesi sono state incessantemente sensibilizzate a tutti i livelli e l’Ambasciata ha incontrato a più riprese tutti i Ministeri e gli uffici coinvolti. Lo stesso Ministero degli Esteri parallelamente ha prestato la massima attenzione al caso e continua a sensibilizzare l’Ambasciata cinese a Roma. Quanto riportato dal suo giornale non è quindi corretto.
Distinti saluti.
Min. Plen. Alessandro Cortese
Capo del Servizio per la Stampa e la Comunicazione Istituzionale
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

È trattenuto in Cina da più di otto mesi, Valentino Sonzogni, un imprenditore bergamasco di 50 anni, che dal 1° dicembre del 2017 è bloccato dall'altra parte del mondo.

Quel giorno, Sonzogni venne fermato all'aeroporto di Pechino, poco prima che si imbarcasse sul volo che l'avrebbe riportato in Italia, dopo una vacanza. Nei suoi confronti, infatti, era stato emesso un divieto di espatrio dall'autorità fiscale, perché risultavano non pagate le tasse relative a una società di cui era stato il rappresentante. Nonostante l'azienda fosse stata chiusa nel 2010, alcuni cinesi avevano continuato a gestirla, a sua insaputa, evitando di versare le imposte al fisco, per 4 milioni di euro.

Nonostante le trattative messe in atto dai legali di Sonzogni, la situazione non accenna a migliorare e l'imprenditore ha inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella alcune lettere, nella speranza di ottenere un aiuto da parte dell'Italia. Gli avvocati dell'uomo, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, "si stanno muovendo su due fronti. Da un lato stanno portando avanti la procedura per la liquidazione dell’azienda, ma potrebbero volerci due anni. Ci sono tanti ostacoli, anche perché chi ha fatto la truffa ha distrutto i libri contabili. Dall’altro gli avvocati stanno pure tentando di far revocare il divieto di espatrio, ma non si muove nulla".

Nel frattempo, Vittorio deve restare prigioniero in Cina: "Hanno distrutto la mia vita e quella della mia famiglia". Stamattina, una cinquantina di persone ha presidiato l'ambasciata cinese di Milano, nell'ennesimo tentativo di attirare l'attenzione sul caso, perché chi di dovere si mobiliti e risolva la questione.

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