"Incarichi da 400mila euro". Guardia di finanza a casa di Conte

La guardia di finanza a casa del leader del Movimento 5 Stelle: sotto la lente di ingrandimento fatture e documenti delle consulenze

"Incarichi da 400mila euro". Guardia di finanza a casa di Conte

Il tutto risalirebbe a qualche settimana fa. A rivelare la notizia è Domani, il quotidiano diretto da Stefano Feltri, secondo cui la guardia di finanza avrebbe bussato a casa di Giuseppe Conte. E lo avrebbe fatto su ordine della procura di Roma. Nel mirino sarebbero finite fatture e documenti delle consulenze ("circa 3-400mila euro") che avrebbe svolto per alcune società di Francesco Bellavista Caltagirone, ex patron del gruppo Acqua Marcia.

Stando a quanto si legge nell'articolo a firma di Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian, le fiamme gialle avrebbero inoltre svolto acquisizioni simili anche dagli avvocati Enrico Caratozzolo e Giuseppina Ivone, "che hanno lavorato insieme ad Alpa e Conte al concordato preventivo di Acqua Marcia". Il nuovo fascicolo d'indagine è a modello 44 e dunque, almeno allo stato attuale, senza indagati.

Fonti del Movimento 5 Stelle tengono a precisare che Conte è persona informata dei fatti e non è indagato. Gli è stato richiesto la documentazione sulla nota questione dei pareri per il gruppo Acqua Marcia, "documentazione peraltro che è in possesso della società ed è stata anche allegata agli atti del concordato preventivo depositati nel Tribunale fallimentare di Roma".

Le fatture

Al quotidiano Domani risulta che Alpa "abbia fatturato alle società di Bellavista Caltagirone una cifra vicina ai 400mila euro", ma di queste "sarebbero state incassate effettivamente poco più di 100mila". Invece gli incarichi ottenuti da Caratozzolo avrebbero "superato il milione", di cui ne sarebbero stati già pagati "circa 500mila". L'avvocato cassazionista Ivone avrebbe "ricevuto contratti per oltre due milioni di euro, di cui 1,2 milioni di euro già saldati".

Fonti vicine all'inchiesta fanno sapere che Conte, tra il 2012 e il 2013, avrebbe ottenuto conferimenti d'incarico "per un valore totale di circa 400mila euro". Senza specificare la cifra precisa, l'ex presidente del Consiglio ha riferito a Domani che comunque i suoi guadagni "erano stati incassati solo in parte".

Il Gran Hotel Molino Stucky

Il quotidiano parla inoltre del Gran Hotel Molino Stucky di Venezia. L'acquisto sarebbe stato fatto attraverso una "complicata operazione finanziaria" che l'imprenditore Leonardo Marseglia avrebbe realizzato "grazie all'aiuto di due consulenti": si tratterebbe di Giuseppe Conte e dell'architetto pugliese Arcangelo Taddeo.

"Come mai ha accettato di lavorare all'acquisizione del Molino Stucky nonostante avesse lavorato già per Caltagirone?", si chiede Domani. Una domanda che sorge spontanea se si considera come Conte ora sia il massimo esponente del Movimento 5 Stelle, che da sempre ha sventolato la guerra ai conflitti di interesse come bandiera di lotta. "Dovevo per principio evitare di lavorare all'operazione Molino Stucky con un condannato in bancarotta? Scusi, ma quindi un avvocato smette di fare l'avvocato?", aveva dichiarato Conte al quotidiano.

"Perché non ha detto nulla?"

È doveroso sottolineare che tutto ciò dovrà essere opportunamente vagliato per rinvenire o meno delle anomalie. Dunque i condizionali sono d'obbligo in attesa di tutti gli accertamenti del caso.

Nel frattempo sulla questione è intervenuto Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai: "La perquisizione a casa di Conte risalirebbe ad alcune settimane fa, ma se ne è avuta notizia solo oggi grazie a uno scoop del Domani: perché il leader M5S non ha subito dichiarato in piena trasparenza di aver ricevuto l'ispezione della Finanza? Ha qualcosa da nascondere?".

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