L'Inps sbaglia e versa sussidio mai chiesto. Ma è lei a pagare l'errore

La vicenda colpisce una donna di 33 anni: riceve sussidio di disoccupazione mai richiesto e nessuno riesce a correggere l’errore dell’Inps. Ora pagherà lei per gli errori dell’Ente

L'Inps sbaglia e versa sussidio mai chiesto. Ma è lei a pagare l'errore

Pagare per un errore commesso dall'Inps. Una vicenda assai complessa quella di Valentina Cervi, 33enne residente a Carpi, già madre di una bimba e in attesa di un secondo figlio.

Da ormai un anno la donna vive una situazione surreale, vittima suo malgrado di una “lotta” contro l’intricata burocrazia italiana che adesso le sta presentando un conto salato, nonostante il fatto che lei si sia mossa in tempo per evitarlo. E questo proprio perché già dalla fine dello scorso anno, esasperata dalle continue respinte alle sue richieste d’intervento, aveva deciso di denunciare pubblicamente quanto le stava capitando.

Dall’estate 2017 l’Inps aveva iniziato a versarle un assegno mensile di disoccupazione pari a 850 euro, senza che lei ne avesse mai fatto richiesta. La donna, che tra l’altro aveva un impiego fisso nel settore della moda, aveva subito segnalato l’errore all’Ente, affinchè venisse bloccata l’erogazione degli assegni e si potessero iniziare le pratiche di restituzione del denaro ricevuto. La risposta alle sue richieste è stata a dir poco disarmante: da un lato l’Inps riconosceva l’errore commesso, ma dall’altro si trovava impossibilitato ad intervenire ed a fermare la “macchina burocratica” già avviata. La donna dunque avrebbe dovuto attendere che la situazione si sbloccasse, ma questo significava dover aspettare oltre un anno, almeno fino ai controlli di routine. Il rischio, con gli assegni che continuavano ad essere erogati, era che le cose si complicassero ulteriormente, ed in effetti così è stato.

La soluzione che infine è stata proposta dall’Inps, ma solo dopo la denuncia dell’accaduto fatta su “Il Resto del Carlino”, avrà delle pesanti ripercussioni economiche per la trentatreenne. In che modo è lei stessa a riferirlo:“La soluzione proposta dall’ente per restituire a rate i soldi versati ma mai richiesti, mi porta a dover fare due cud. Mi cresce il reddito, perdo il bonus Renzi e vedrò decurtati del 30% gli assegni familiari per mia figlia. Devo infine pagare ben 2mila 200 euro di tasse. Come se non bastasse, non riesco a scaricare le ingenti spese mediche”.

Nonostante le traversie affrontate, Valentina non si arrende alla trappola burocratica: “Sono un’impiegata e quei soldi

rappresentano per me quasi due stipendi. Ho una figlia piccola e un altro in arrivo. Mi sono così rivolta a un avvocato esperto del settore. Non posso continuare a pagare le conseguenze di un errore che non ho commesso io”.

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