Onorevole Gabriele Albertini, si candida per la terza volta a sindaco di Milano?
«Credo di no, ma se vuole parliamone».
Che cosa si sente di dire a chi le chiede di candidarsi?
«Anche affinché Lucio Quinzio Cincinnato lasciasse il suo orticello c'è voluto che tutti i senatori che andavano a chiederglielo fossero d'accordo tra loro come precondizione e non che dovesse implorare i senatori per fare qualcosa che non voleva fare».
Vuol dire che solo a queste condizioni Gabriele Albertini sarebbe disponibile a fare per la terza volta il sindaco di Milano?
«Parlavo di Cincinnato. Su di me posso dire che ho scritto una lettera aperta piuttosto definitiva ed è difficile tornare indietro perché le ragioni che l'hanno motivata non sono facilmente modificabili».
Allora perché ha risposto «credo di no» e non semplicemente «no»?
«Di definitivo c'è solo la morte. Nel 1997 ho detto di no per tre volte e alla quarta ho detto di sì. Può sempre accadere qualcosa, la battuta che ho fatto sull'Arcangelo Gabriele che mi appare significa che può sempre cambiare qualcosa».
Che cosa potrebbe succedere per farle cambiare idea? È vero che l'ha dissuasa sua moglie Giovanna?
«Non voglio scaricare tutto su di lei, ma mia moglie Giovanna mi ha fatto capire che stavo finendo in una situazione in cui non consideravo che vita avremmo fatto quando e se avessimo raggiunto l'obiettivo. Se i sondaggi sono reali, tra Mannheimer e la Ghisleri, rischierei di rifare il sindaco».
Lei ha appena 70 anni, per la politica è giovane. Perché considera un pericolo tornare a Palazzo Marino?
«Rischio di farmi cinque anni di calvario e non solo la campagna elettorale. Un altro che cerca visibilità e magari la candidatura alle politiche del 2023 può rischiare di fare solo la campagna elettorale».
Vuol dire che pensa che Milano sia bene amministrata e che non ci sia bisogno di un ritorno di Albertini?
«Non condivido l'opinione drammaticamente tragica della gestione Sala che le persone che si sono rivolte a me mi hanno proposto. Anzi, la sua discontinuità rispetto alla nostra amministrazione è minore rispetto a quella di altri sindaci. Devo dire però che anche Pisapia che veniva da Rifondazione comunista ha provato a fare le privatizzazioni. Certo, ho visioni diverse da quelle di Sala».
Quali sono le visioni politiche e economiche che la contrappongono a Sala?
«Non credo in monopattini e piste ciclabili, che potrebbero anche diventare controproducenti. Vedo l'ecologia in tutte le grandi attività industriali di riconversione che riducono l'uso di energia elettrica. Usare la bici se hai i riscaldamenti a venticinque gradi perché le case non sono coibentate o usare mezzi elettrici in città spostando l'inquinamento dove si produce l'energia elettrica in centrali alimentate da combustibili fossili, non mi sembrano soluzioni veramente ecologiche».
Durante la sua amministrazione la città ha pianificato la rivoluzione urbanistica che vediamo in questi anni. Ha progetti alternativi anche in questa direzione?
«Ho idee per il futuro dello stadio di San Siro e l'area di Forze Armate. Ho sentito che vogliono fare un parco ma questi non sono progetti che possono far volare un aeromobile, al massimo farlo rullare sulla pista di decollo. Serve una ripresa di investimenti di dimensione cosmica».
Milano avrà nuovamente bisogno di un commissario per l'attuazione del Pnnr?
«È fondamentale coinvolgere l'altra parte della città che non ti ha votato. Ho sentito Sala lamentarsi perché da commissario all'Expo ha avuto problemi con la magistratura. Perché a me, che ho avuto doppi poteri commissariali, non è mai accaduto? Lui ha fatto le cose nella maniera migliore ma nel sistema Expo non c'era la sottoscrizione dei patti di integrità, che noi avevamo: nella situazione di Sala commissario un'impresa rifiutata o estromessa per inadempienze avrebbe potuto fare ricorso e ripresentarsi».
Non mi sembrano i discorsi di un uomo che ha abbandonato l'idea di tornare a fare il sindaco...
«Semmai potrei fare il vicesindaco o assumere un altro incarico, o dare un appoggio in campagna elettorale, se ci fosse un sindaco che mi piace. Mi rendo disponibile a spendermi per la mia parte politica. Io sono sempre stato qui, nel centrodestra. Non ho mai votato Pd, Verdi talebani, con Monti ho preso una grossa cantonata, pensavo fosse il dopo Berlusconi invece è stato il precursore del governo Renzi».
Chi potrebbe essere un buon sindaco, a parte Albertini?
«Di tutti i nomi che sono stati fatti Lupi è quello con la notorietà più alta.
Certo, quando gli sento dire acquisiamo la disponibilità dei candidati e poi tiriamo le somme, penso sia un modo per scoraggiare i candidati vincenti, a meno che non vogliono fare gli straccetti che lucidano gli ottoni di chi li sceglie. La precondizione minima anche solo per pensarci è che si mettano d'accordo tra loro nella scelta del candidato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.