Dazi, armi, energia e ambiente: Meloni da Trump col mandato Ue

Quattro dossier sul tavolo della missione americana della presidente del Consiglio. La benedizione di von der Leyen: coordinamento e dialogo costante con Bruxelles

Dazi, armi, energia e ambiente: Meloni da Trump col mandato Ue
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La benedizione di Ursula von der Leyen alla missione di Giorgia Meloni, con la conferma di un coordinamento e un dialogo costante tra Roma e Bruxelles. La preparazione dei dossier seguita giorno dopo giorno e in prima persona da Giorgia Meloni. Il lavoro degli sherpa, da 14 giorni impegnati nei dialoghi preparatori con la controparte statunitense.

Il conto alla rovescia in vista della partenza per Washington è ormai scattato. Il desiderio della premier è chiaro: convincere l'amministrazione americana a sedersi al tavolo e valutare seriamente le proposte dell'Ue. Un lavoro preparatorio che ha portato a individuare quattro dossier da sottoporre a Donald Trump: il rispetto del 2% del Pil per le spese per la difesa da parte di tutti i Paesi Nato, Italia in primis (con la possibilità di portare questo impegno in tempi più lunghi al 3,5%); l'acquisto di sistemi d'arma americani; gli investimenti negli acquisti di gas naturale liquefatto statunitense; una revisione del Green deal europeo. Nessuno si aspetta che da questo bilaterale possa uscire la promessa di un azzeramento dei dazi, ma Giorgia Meloni potrebbe sfruttare l'attenzione, il rispetto e la simpatia che riscuote nell'Amministrazione statunitense per svelenire il clima e gettare le basi per il rafforzamento dei rapporti tra le due sponde dell'Atlantico. Una missione «rompi-ghiaccio» che potrebbe preparare il terreno per un successivo summit euro-atlantico in cui suggellare la ripartenza della storica alleanza tra Europa e Stati Uniti.

C'è chi sostiene in queste ore di vigilia che Meloni potrebbe offrire anche la disponibilità di Roma a rivedere l'accordo di partenariato strategico triennale sottoscritto con la Cina lo scorso luglio, ma probabilmente ci si limiterà a ribadire la volontà dell'Italia e dell'Europa di mantenere l'ancoraggio atlantico piuttosto che percorrere la via dell'Oriente. Uscire dallo Studio Ovale con la disponibilità di Trump a un confronto con Bruxelles sarebbe di per sé una vittoria per Meloni che resta in contatto pressoché quotidiano con Ursula von der Leyen. Ieri la portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà, ha spiegato che «qualsiasi contatto con gli Stati Uniti è ben accetto. La visita è molto gradita e strettamente coordinata».

Riflettori puntati su Washington anche da parte di Matteo Salvini. La missione di Giorgia Meloni «dovrà avere la linea del buon senso» spiega quello che il governo italiano ha sempre tenuto. Non inseguendo gli ultrà di Parigi o Bruxelles che parlano di bazooka, contro-dazi e guerre commerciali. L'Italia ha una posizione di dialogo e di confronto tra Europa e Usa e non si può aprire la guerra commerciale dei dazi a livello mondiale. Sarà una missione delicata, non c'è nulla di semplice ma fortunatamente abbiamo buoni rapporti con tutti».

Guido Crosetto, invece, intervenendo a «Cinque Minuti» su Rai Uno, conferma la volontà di riaprire il dossier delle forniture energetiche. Sul gas «gli Stati Uniti sono tra le nostre possibilità di approvvigionamento, che dovremmo tenerci perché è strategico, come altri paesi: l'Azerbaigian, l'Algeria». «Per quanto riguarda le armi, la nostra nazione ha cooperato sul più grande programma americano, quello dell'F-35. Siamo l'unica nazione al mondo dove viene assemblato e costruito un F-35, un aereo americano, e probabilmente, prossimamente, addestreremo anche i piloti. Questo è l'esempio di come puoi cooperare portando un contributo economico elevato anche alla tua nazione». E poi una convinzione: «Giorgia Meloni più di ogni altro leader europeo può dialogare con Trump e spiegare le ragioni per cui questa alleanza occidentale su cui si è retto il mondo negli ultimi 80 anni deve proseguire.

Ed è costituita da due pilastri, quello più forte dal punto di vista militare, gli Stati Uniti, e quello più forte dal punto di vista delle conquiste sociali, l'Europa. La somma dei due ci rende più credibili e forti nel mondo».

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