TRIESTE - “Mia moglie si è contagiata nella casa di riposo portando il virus a casa. Il primo aprile avevo febbre alta, dolori al torace e alla spalla. Poi sono stati infettati i figli ed è iniziato l’incubo” racconta al Giornale un padre di famiglia. La consorte lavorava alla Primula di Trieste, una piccola residenza per anziani ricavata dentro un condominio. Due decessi per il Covid-19 accertati e 36 ospiti, tutti infettati e trasferiti. Il centro è stato chiuso e la procura ha aperto un’inchiesta. Anche fra i 22 operatori e fra gli stessi condomini si registrano dei positivi.
“Dalla casa di riposo hanno avvisato che qualcosa non quadrava, ma l’azienda sanitaria si è mossa a rilento. Ad un ospite che era in dialisi ogni due giorni all’ospedale Maggiore hanno fatto il tampone di venerdì rimandandolo alla residenza. Lunedì è arrivato il risultato positivo” racconta la fonte de il Giornale denunciando ritardi e mancanze. “Con il virus non riuscivo a dormire la notte. Al mattino non avevo la forza di alzarmi. Solo il pensiero dei bambini mi ha fatto uscire dal tunnel. Il più piccolo, che voleva sempre starmi vicino, dovevo allontanarlo nella speranza di non contagiarlo” spiega il papà in via di miglioramento. “Ci siamo sentiti abbandonati. Non potevamo neppure andare a fare la spesa o a gettare le immondizie - racconta - Siamo stati aiutati dagli amici. Poco o niente dall’assistenza domiciliare”.
Solo nella provincia di Trieste ci sono 78 case di riposo, poco meno della metà di tutto il Friuli-venezia Giulia. “Il virus ha messo in evidenza la fragilità delle strutture più piccole ricavate nei condomini” fa notare, Giacomo Benedetti, direttore del distretto sanitario 2 e dell’assistenza territoriale. Anche lui è positivo al virus e confinato in casa. “Trieste è densamente popolata e con il numero di anziani più alto della Regione. Una città dove il contagio trova terreno fertile” spiega il medico. Adesso si stanno facendo i tamponi a tappeto sugli ospiti delle case di riposo, che sono circa 3mila.
La Procura guidata da Carlo Mastelloni ha disposto accertamenti su tutti i decessi delle scorse settimane nelle strutture per anziani e in ambito ospedaliero. Non sono pochi i familiari che minacciano rappresaglie legali. Vito Battigelli, medico di base, ha perso la madre, Lida, esule istriana, entrata per riabilitazione post ospedaliera in una struttura privata convenzionata.
“In febbraio stava bene, a metà marzo bloccano l’ingresso ai familiari. Anche gli operatori sono contagiati e scopro che la situazione è ingestibile, ma non posso né vederla né intervenire. Gli anziani cominciano a morire” spiega il medico.
“Il 28 marzo, un minuto dopo mezzanotte, mi chiamano per dirmi che mia madre è deceduta di polmonite - racconta Battigelli- Il corpo viene catalogato come infetto, ma il test per il virus non l’hanno mai fatto. Sto preparando un esposto per accertare eventuali negligenze e responsabilità”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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