Italiano investito dalla polizia: "Vodka nella volante"

Secondo quanto asserito da un testimone oculare, un turista inglese, nella volante della polizia che ha investito e ucciso Mario Decandia c'era una bottiglia di vodka

Italiano investito dalla polizia: "Vodka nella volante"

Nella volante della polizia che ha investito e ucciso a Palma de Mallorca Mario Decandia, cuoco 35enne italiano, ci sarebbe stata una bottiglia di alcol, secondo quanto raccontato da un testimone oculare. A riportare la notizia è stato il giornale locale ‘Diario de Mallorca’. La Nuova Sardegna parla in particolare di vodka. Il poliziotto che si trovava alla guida della volante al momento del tragico impatto costato la vita al 35enne era stato sottoposto all’alcol test, risultato negativo. Le indagini, che in un primo momento erano state affidate alla polizia locale sono poi passate alla Guardia Civil, ovvero la polizia militare spagnola, al fine di garantire maggiore imparzialità.

"L'auto non aveva le luci di emergenza"

Il testimone che ha asserito di aver visto la bottiglia all’interno dell’auto subito dopo l’incidente è un turista inglese:"Sono arrivate altre auto della polizia e alcuni agenti hanno portato via dalla vettura una bottiglia di vodka". Il giovane si è rivolto alla Guardia Civil dopo che si era reso conto che la sua testimonianza non era stata messa all’interno del verbale stilato dagli agenti della locale. Sembra anche, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano, "la centrale operativa non aveva chiesto all'agente alla guida del veicolo di intervenire su alcuna emergenza". Importante anche la testimonianza di una collaboratrice di Decandia che ha invece ricordato che“l'auto della polizia locale ha frenato in ritardo, ha perso il controllo e si è portato via panchine, un lampione e i nostri colleghi, che stavano uscendo dal lavoro e tornando a casa. E, tra l'altro, l'auto non aveva le luci di emergenza”.

Molte notizie contradditorie

La famiglia della vittima chiede che venga fatta giustizia anche se, come ha spiegato il fratello del 35enne, Nicola Decandia, l’interesse primario della famiglia in questo momento è quello di riportare il corpo di Mario a casa. "Sui giornali locali abbiamo letto un sacco di notizie, alcune contraddittorie. Ci sono zone d'ombra in questa inchiesta. La prima è come mai, come riferiscono alcuni testimoni, i poliziotti arrivati sul luogo dell'incidente si siano presi la premura di perquisire l'auto dei colleghi. Anche il dettaglio rispetto alle luci di emergenza e delle sirene accese o spente non è chiaro", ha sottolineato il fratello ribadendo di non avere nulla contro le autorità straniere. Il giovane ha detto di non provare odio per quanto avvenuto, ma solo molto dolore per aver perso Mario.

Ovviamente i familiari non intendono rinunciare a una indagine accurata e chiedono di avere risposte chiare in seguito ad accertamenti rigorosi. “Le domande cui vogliamo risposta sono tante. Se c'è dolo, colpa o imperizia, vogliamo che sia scritto. Che chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità. Per me c'è una colpa palese, e non vorrei che finisse tutto sotto il tappeto”, ha tenuto a precisare. Infine, il fratello della vittima ha asserito che sarebbe interessante sapere a che punto è l'indagine, oltre al fatto se, dopo l'alcol test effettuato sul posto al conducente della volante dai suoi colleghi poliziotti, gli siano state fatte ulteriori analisi ematiche in ospedale.

"Ci sono persone che hanno fatto tanto per la nostra famiglia come l'azienda per la quale lavorava Mario, che ci ha supportato mettendoci a disposizione un avvocato del posto. E poi anche le istituzioni italiane sul posto ci stanno aiutando in tutto e per tutto", ha concluso il fratello del 35enne.

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