L'insopprimibile e perverso fascino del male è tutto nella lunga vita di una figura misteriosa, il "padre" (casomai si possa individuarne uno) della più orribile epifania, forse la prima almeno nell'era moderna, del serial killer: Jack lo Squartatore. Un viaggio lunghissimo, nel tempo e nello spazio, di una figura che nasce ben prima degli omicidi a Whitechapel, nella Londra vittoriana e che arrivano, fino a oggi, sulle pagine dei manga e degli anime giapponesi.
Così Jack lo Squartatore è finito in un manga
La storia di “Record of Ragnarock”, anime prodotto da Netflix è ricalcato sull’omonimo manga rievoca il fantasma più inafferabile e inquietante dell'era moderna. Gli dèi si sono stufati dell’umanità e hanno deciso di farci secchi tutti. Si oppone una valchiria, Brunilde che “sfida” i numi a un torneo: in una sfida secca, tredici uomini di ogni epoca si batteranno, all’ultimo sangue e in duelli secchi, uno contro uno, contro altrettanti dei. È uscito all'inizio dell'estate e per un po’ di tempo ha raccolto molto interesse. Che si è tradotto in numerose polemiche social, che hanno conquistato perfino i trend topic di quelle settimane, anche se la prima stagione si è piazzata tra le più viste.
Non si fa un grosso spoiler se si racconta come termina: con l’annuncio di chi scenderà in campo sull’arena, debitamente trasformata nella Londra vittoriana, per il quarto combattimento della serie. Gli dei schierano Ercole (che a voler essere pignoli non sarebbe propriamente un dio, ma non sottilizziamo...) mentre Brunilde e gli uomini affideranno la loro salvezza niente poco di meno che a Jack lo Squartatore.
Non è certo la prima volta che il mostro di Whitechapel finisce in una storia a fumetti. Nel 2015, infatti, era tra i protagonisti di un manga che portava addirittura il suo nome, "Oyasumi Jack the Ripper".
Una storia inquietante di dolore, morte e follia
Archetipo del male assoluto, la sua storia è notissima. Attivo tra il 1888 e il 1891. Cinque vittime sicure, anzi no. C’è chi gliene attribuisce solo quattro, chi allunga il conto a sedici. Tutte prostitute, tutte sgozzate, tutte orribilmente mutilate. La serie delle vittime annovera Mary Ann Nichols, 46 anni; Annie Chapman, 47 anni; Elizabeth Stride, 44 anni; Catherine Eddowes, 46 anni; Mary Jane Kelly, 25 anni. Tutte provenienti dall’area di Whitechapel, sobborgo squallido della Londra vittoriana che fu e che oggi campa coi tour organizzati sulle tracce del killer più famoso della storia recente.
Una sinfonia di orrore: l’assassino sgozzava le vittime colpendole con estrema violenza e poi le eviscerava, asportava gli organi interni e quelli genitali. Insomma, faceva cose raccapriccianti che turbarono e non poco l’opinione pubblica dell'epoca. Ma le basi del mito macabro attorno alla figura più temuta e citata al mondo nell’ambito dei serial killer furono gettate da un ulteriore elemento, tutto "moderno": la sfida che lanciò a Scotland Yard con le sue famose lettere. In realtà, di missive del genere, ne arrivarono a carrettate alla polizia di Londra. Tra tutte, però, tre furono prese sul serio e continuano a esserlo dagli appassionati di misteri.
Il mistero nel mistero: le tre lettere di sfida a Scotland Yard
La cosiddetta “Dear Boss”, in cui sfida apertamente il direttore di Scotland Yard scrivendo che ama il suo “lavoro” e che continuerà a farlo, facendosi beffe delle ricostruzioni apparse sulla stampa. Poi c’è la lettera del “Saucy Jacky”, Jack il dispettoso, che sarebbe stata inviata subito dopo gli omicidi di Elizabeth Stride e Catherine Eddowes, avvenuti entrambi il 30 settembre del 1888 a poca distanza l’uno dall’altro. Infine la lettera “From Hell”, dall’inferno. Forse la più inquietante di tutte. In cui Jack lo Squartatore accenna ad atti di cannibalismo. Allegato alla lettera, che secondo gli esperti era stata deliberatamente scritta male da un uomo colto che voleva apparire ignorante, ci sarebbe stato un rene sotto spirito.
L’identità di Jack lo Squartatore è stato il mistero forse più duraturo che, dalla fine del 19esimo secolo, resta intatto fino a oggi. Con lo stesso identico interesse, ricercatori e appassionati hanno tentato di dare un volto all’assassino che sconvolse Londra e il mondo intero. Decine e decine sono le teorie. Centinaia i libri scritti e, sicuramente, altrettanti ne saranno ancora pubblicati su quest’argomento. Jack è il simbolo della malvagità ma di sicuro è diventato l’archetipo della figura moderna del serial killer. Chi ammazza nell’ombra, guidato solo dalla sua follia. Il mostro, dunque. Così il male si è svelato nell’era industriale, nell’antica capitale dell’industria: Londra e il Regno Unito. Con le sembianze sfuggenti, folli e truculente di un uomo assetato di sangue e violenza, il cui nome vero non sarà mai scoperto ma che alla storia ci passerà con quel nomignolo che fa paura oggi ancora, Jack lo Squartatore.
Un altro Jack prima dello Squartatore
Eppure, prima dello Squartatore, ci fu un altro Jack che terrorizzò Londra e, probabilmente, per molto più tempo. Ma, al suo cospetto, questi non era altro che un innocuo burlone. Sempre ammesso che sia davvero esistito. Jack dai tacchi a molla, Spring Heeled Jack, per 66 anni circa molestò, infastidì e aggredì decine e decine di persone. Era brutto come un diavolo, tutto vestito di nero, ovviamente. Avvolto dalle fiamme. La sua caratteristica principale quella di compiere prodigi salti, praticamente da fermo e senza prendere la rincorsa. Si “limitava” a saltare addosso alle vittime, innumerevoli nel corso degli anni, a strappar loro i vestiti e a picchiarle. In alcune occasioni avrebbe addirittura deliberatamente tentato di far deragliare un tram. Tutti casi accaduti (se poi sia stato quel Jack è dubbio...), finiti sui giornali dell’epoca e addirittura al centro del dibattito politico del tempo. Fu additato un aristocratico, creduto il “colpevole”. Era il marchese di Waterford, atletico e aitante amante dello sport, di carattere non proprio amabile. Ma su di lui furono tutte calunnie dato che Jack continuava a colpire e continuò a farlo anche dopo la sua morte e in ogni parte dell’Inghilterra. L’ultima segnalazione a Liverpool, addirittura a circa 340 km di distanza da Londra.
Da Jack 'o Lantern ai manga
Jack, come testimonia lo studio del folklore inglese, è una figura mitica che sfugge alle classificazioni. In fondo è un nome diffuso, comunissimo che è stato utilizzato tantissimo nelle fiabe e nelle leggende. È multiforme: Jack-in-the-Green è, come ha scritto lo studioso James Frazer ne "Il Ramo d'Oro", “uno spazzacamino che si aggira chiuso in una struttura piramidale di vimini [...] Così bardato il giorno di calendimaggio se ne va intorno ballando, alla testa di una banda di spazzacamini che raccolgono le offerte di monetine”, il più famoso Jack ‘o Lantern ne sarebbe l’elaborazione che oggi è alla base del racconto della festa (odierna) di Halloween. Poi ci sono i Jack “buoni”, quelli delle fiabe anglosassoni. Ma è il profilo del trickster, dell’entità malevola che è prevalso. Nell’immaginario collettivo, Jack è lo squartatore.
Eccezionale nella sua malvagità, che dura nei secoli e travalica ogni frontiera artistica e culturale. Dal fumetto ai videogiochi, passando ovviamente per il cinema. E oggi, Jack – nelle vesti misteriose e sanguinolente dello Squartatore – è diventato (addirittura) un "eroe" in un manga giapponese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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