Jihadisti pronti a farsi saltare in aria: in Italia le cellule dormienti

Jihadisti pronti a farsi saltare in aria: "Il martirio è la cosa più gratificante per un musulmano". In Italia le cellule dormienti

Jihadisti pronti a farsi saltare in aria: in Italia le cellule dormienti

Una cellula jihadista agiva in Italia per reclutare militanti e ingrossare le fila del terrorismo islamico. È lo scenario del blitz antiterrorismo "JWeb", portato a termine dai carabinieri del Ros che con le autorità giudiziarie e di polizia di Gran Bretagna, Norvegia e Finlandia coordinate da Eurojust, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della Procura, nei confronti di 17 individui, tutti curdi iracheni tranne un kosovaro, indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transnazionalità del reato.

"L'organizzazione era collegata allo Stato Islamico", ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti. "Gli indagati, comunque, non preparavano attentati in Italia", ha affermato il comandante dei carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, generale Giuseppe Governale. "È buono morire per Allah, qualsiasi cosa io faccia per Allah è come se non avessi fatto abbastanza... non avrò pace fino a che non ucciderò qualche ebreo". L’intercettazione ambientale nell’abitazione di Merano tra Abdul Rahman Nauroz e Hasan Saman rivela quale fosse l’intenzione dei presunti terroristi scoperti dal Ros: arrivare al martirio. Ed è proprio Nauroz, ritenuto la figura centrale in Italia, che definisce il martirio "la cosa più gratificante" per un jihadista. E aggiunge: "Un uomo deve tollerare la tortura".

Gli elementi raccolti durante le indagini hanno consentito di documentare "le minacce di compiere azioni violente in Norvegia come ritorsione verso quelle autorità per la perdurante detenzione carceraria del Mullah Krekar". Ma non solo. Tra gli obiettivi della cellula jihadista c'era anche il tentativo di reperire armi da destinare in territorio europeo e, in particolar modo, nei Paesi Bassi. Era stato poi avviato il progetto, avallato dal vertice dell'organizzazione, di "sequestrare personale diplomatico norvegese presente in un Paese europeo o in Medio Oriente" e di tenerlo in ostaggio al fine di negoziare con le autorità norvegesi la liberazione del Mullah Krekar.

In Italia e in Olanda, la rete di musulmani radicalizzati mirava a formare cellule dormienti, definite in codice "comitati segreti" e attivate con il sostegno logistico e finanziario dell’organizzazione. "L'incessante opera di proselitismo e radicalizzazione di alcuni indagati - spiegano gli inquirenti - servivano a stimolare la partenza e l’arruolamento nelle fila di organizzazioni terroristiche, attraverso il convincimento della violenza quale unico mezzo di imposizione della legge islamica". Tanto che, nel corso delle indagini, è stata documentata la disponibilità da parte dei membri dell’associazione a morire in azioni suicide facendosi "saltare in aria".

Il denaro raccolto in Europa non serviva soltanto a finanziare il jihad, ma veniva anche destinato alle famiglie dei combattenti deceduti nei teatri di conflitto e a ai vertici dell’organizzazione e dalle componenti stanziali in Italia, Finlandia, Svizzera e Inghilterra "per il reclutamento, l’instradamento e la partecipazione attiva di aspiranti combattenti stranieri al conflitto siriano".

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