«Tutte le idee che hanno enormi conseguenze sono sempre idee semplici» lo diceva Lev Tolstoj e lo dimostra la storia di un brand, K-Way, che due giorni fa ha festeggiato a Torino, nel BasciNet Village - una sede hi-tech che comprende persino una banca e un supermercato - il cinquantesimo anniversario dalla sua nascita. Il termine K-Way entrato nel vocabolario in quanto ultranotorio - capace cioè di rappresentare un'intera categoria di prodotti - non ha avuto il tempo d'invecchiare. Anzi è diventato sempre più affascinante e imprescindibile protagonista della nostra quotidianità. Marco Boglione, presidente e fondatore della BasicNet, società proprietaria di vari brand - Kappa, Robe di Kappa, Jesu Jeans, Superga, Anzi-Besson, Sabelt e ovviamente K-Way acquisito nel 2004 - non si stancava di elogiare l'inventore di K-Way, il francese Léon-Claude Duhamel che cinquant'anni fa, bevendo un cappuccino nel bar de la Paix a Parigi, era stato fulminato dall'immagine di una signora che passava per strada e che proteggeva se stessa e i suoi due bambini dalla pioggia con un telo di nylon rosso. Annotò su un suo quaderno quell'immagine che anni dopo gli sarebbe servita, nel retrobottega della sartoria paterna, per creare i primi prototipi della celebre giacca. Da lì la nascita di una storia che ha visto trionfare, dalla metà degli anni Sessanta a oggi, un capo leggero, moderno, colorato, richiudibile in una tasca, da portare sempre con sé perché allacciabile in vita. Il nome? «Allora tutto ciò che era moderno arrivava dall'America. Quindi trasformammo il concetto espresso dalle parole francesi “en cas de”, ovvero “in caso di” pioggia, in K-Way, la via per proteggersi. Un nome grafico, breve, facile da ricordare e perfetto da usare. Il primo anno ne vendemmo ben 250 mila» diceva monsieur Duhamel la cui genialità veniva premiata, l'altra sera, con la consegna del primo esemplare di Fiat Panda K-Way, vettura proposta al recente salone di Ginevra e che il prossimo 28 maggio farà la sua special appearance a Milano per mettere in mostra i suoi à-tout. Tra i quali due tasche poste dietro i sedili anteriori e attrezzate con “VISIBAG®”, il giubbino ad alta visibilità - dispositivo di sicurezza impacchettabile - creato ad hoc per Fiat dal partner K-Way. Una vettura che ha sposato in pieno i valori di K-Way: classico, contemporaneo, tecnologico, funzionale, colorato, intelligente. Insomma un capo d'abbigliamento divenuto per tutti simbolo di tempo libero, natura, sport e che dei cinquanta se ne fa un baffo perché sembra nato oggi. Del resto tutto è giovane e contemporaneo nell'universo BasicNet, società quotata alla Borsa italiana, che opera nel mondo attraverso un network d'imprenditori i quali su licenza producono e distribuiscono i prodotti con i marchi del Gruppo. Un'impresa che nel giro di vent'anni dalla sua fondazione non ha mai smesso di crescere: oggi impiega 500 unità e realizza - dati 2014 - vendite aggregate per 446,8 milioni di euro attraverso la presenza in oltre 120 mercati. Artefice di tanto successo? Marco Boglione, che ha fatto della costante ricerca la sua filosofia. «Anche BasicNet, al pari di K-Way, è un'invenzione e per questo desiderio ringraziare i tanti imprenditori, bravissimi, che in tutto il mondo ne fanno parte» diceva l'altra sera prima di affidare le armi dell'ospitalità a un fuoriclasse come Davide Scabin, chef pluripremiato del ristorante Combal.
Zero di Rivoli, che per l'occasione ha messo in tavola la sua creatività e fra diverse portate ha fatto arrivare anche le celebri lasagne alla bolognese contenute in una confezione studiata per viaggiare nello spazio, come sperimentato nella missione di Luca Parmitano. Morale: non c'è limite alla fantasia e c'è da scommettere che K-Way, anche tra altri cinquant'anni, sarà in prima linea a lanciare sfide, purché ardite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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