Aveva lavorato per ben due anni come cuoco e come addetto alle consegne all’interno di una casa circondariale, un’occupazione vera, esercitata tutti i giorni, ma una volta ritornato disoccupato l’Inps non gli aveva riconosciuto la Naspi, l’indennità mensile di inattività che ha sostituito l’Aspi e la mini Aspi. Il Tribunale del lavoro di Milano, però, ha dato ragione al detenuto, ribaltando la decisione dell’Istituto di previdenza sociale che adesso dovrà versare l’indennizzo al carcerato, assistito dai legali della Cgil. I giudici non hanno avuto dubbi: non ci può essere un trattamento diverso tra i detenuti e gli altri cittadini che hanno perso la loro occupazione. “Il lavoro penitenziario alle dipendenze del ministero della Giustizia – si legge nella sentenza del tribunale – e quello libero subordinato sono assimilabili: pertanto non possono sussistere ragioni per escludere il diritto alla Naspi qualora ricorrano i presupposti previsti dalla normativa specifica”.
Il carcerato ha mostrato piena soddisfazione per la prima battaglia vinta, che lascia ben sperare per l’appello. “Sono molto contento – ha dichiarato al quotidiano Il Giorno – perché questa è una battaglia di civiltà. Spero che possa essere utile anche per tutti gli altri lavoratori detenuti che hanno subito la stessa ingiustizia da parte di Inps”. L’Istituto di previdenza sociale, con una circolare datata marzo 2019, aveva affermato che il lavoro in carcere non può essere paragonato a quello svolto dagli altri cittadini liberi. Essendo un’occupazione esercitata per favorire la riabilitazione sociale del condannato è soggetta a rotazioni e avvicendamenti, quindi i periodi di inattività non sono assimilabili alla disoccupazione di un normale lavoratore. Valutazione diversa, per l’Inps, va fatta per quei detenuti che lavorano alle dipendenze di datori di lavoro diversi dal ministero della Giustizia. In quel caso la Naspi è prevista.
La sentenza dei magistrati del Tribunale del lavoro di Milano, invece, ha dato torto all’Inps, considerando discriminatoria la circolare che escludeva il detenuto dal conseguimento dell’indennità di disoccupazione.
Adesso si dovrà aspettare l’eventuale ricorso dell’Istituto di previdenza sociale e la decisione dell’Appello. Intanto, però, un punto importante a vantaggio dei reclusi nelle case circondariali è stato assegnato con il giudizio espresso dai giudici del lavoro.
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