"L’aborto non è un 'male minore'. E’ un crimine. E’ fare fuori uno per salvare un altro. E’ quello che fa la mafia. E’ un crimine, è un male assoluto". Questa dichiarazione non è di Don Francesco, il sacerdote che si è chiesto sui social chi avesse più innocenti sulla coscienza tra Emma Bonino e Totò Riina, ma del Papa della Chiesa cattolica. Durante una conferenza stampa tenutasi il 18 febbraio del 2016, quella sul volo di ritorno dal viaggio in Messico, infatti, Bergoglio aveva in qualche modo accostato mafia ed aborto, sostenendo che la soluzione di "fare fuori" una persona considerata un problema poteva essere - in un certo senso - equiparata alle modalità di esecuzione della criminalità organizzata. In quell'occasione - insomma - il Papa avrebbe anticipato il parallelismo utilizzato poi da Don Francesco Pieri in prossimità della scomparsa de "il capo dei capi".
L' "uscita" del sacerdote è stata interpretata da molti come inopportuna. Alcuni, peraltro, anche tra i cattolici, si sono chiesti se le parole del sacerdote siano realmente servite a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla tematica dell'aborto. Ma prescindendo dalle tempistiche e dalla sostanza delle affermazioni, sembra di poter dire che il sacerdote non sia stato l'unico uomo di Chiesa ad operare il paragone così discusso tra mafia e aborto.
Ha scritto al riguardo Giuliano Guzzo: "Del resto, l’accostamento tra la soppressione prenatale e il modus operandi di Cosa nostra – a detta di tanti insostenibile – lo dobbiamo non a qualche esaltato antiabortista bensì a Papa Francesco, non sospettabile peraltro di nutrire risentimento personale verso i politici radicali...". Papa Bergoglio, peraltro, ha più volte espresso apprezzamento verso l'azione politica di Emma Bonino, specie relativamente al "servizio" offerto dall'esponente radicale all'Italia "per conoscere l'Africa".
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