Quell'accordo finanziario con la moglie: il retroscena sull'architetto killer

Stefania Pivetta aveva le quote di maggioranza della società gestita dal marito. Gli utili erano destinati alla famiglia. Gli inquirenti ipotizzano soldi in nero e operazioni finanziarie spericolate

Quell'accordo finanziario con la moglie: il retroscena sull'architetto killer

Nel 2018 Alessandro Maja e la moglie Stefania Pivetta costituirono un fondo patrimoniale "destinando a far fronte ai bisogni di famiglia" gli utili derivanti dalla società d'interior design gestita dall'imprenditore ma di cui la 56enne aveva la partecipazione maggioritaria. L'indiscrezione, rilanciata dal Corriere.it, avvalora l'ipotesi degli inquirenti sul movente economico del delitto consumatosi nella villetta al civico 32 di via Torino, a Samarate (Varese), all'alba di mercoledì mattina.

Gli affari

Soldi in nero e, forse, operazioni finanziarie spregiudicate. Sarebbe questa la pista battuta dagli investigatori che, proprio in queste ore, hanno posto sotto sequestro gli uffici dell'architetto sul Naviglio Pavese di Milano. Agli atti ufficiali i conti della società gestita dal 57enne, e di cui la moglie era socia di maggioranza, risultano in regola. Anzi. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, dall'ultimo bilancio non emergono particolari criticità. C'è solo un "buco" di 16mila euro relativo alla morosità dell'inquilino di uno degli immobili di proprietà (questione peraltro già risolta). Anche il legale di Alessandro Maja, l'avvocato Enrico Milani, afferma di non avere finora testimonianza documentale dei presunti guai finanziari del suo assistito. Tuttavia gli inquirenti non escludono l'ipotesi di un losco giro d'affari. Forse una "grossa" operazione finanziaria, di cui non vi è traccia nei circuiti bancari, che potrebbe aver trascinato sull'orlo del baratro l'architetto 57enne.

La vita austera e l'interrogatorio

Per certo Alessandro Maja conduceva una vita austera. Negli ultimi tempi pare fosse ossessionato dai soldi prospettando alla moglie e ai figli una condizione di povertà imminente. Tale sarebbe stata la sua preoccupazione da imporre ai familiari una vita (quasi) di stenti. Ma se le sue angosce fossero fondate o meno, al momento, non è dato saperlo. L'imprenditore, che mercoledì mattina ha ucciso la figlia 16enne, Giulia, e la consorte a colpi di cacciavite e martello, non ha ancora fornito la sua versione dei fatti. L'interrogatorio è stato rimandato poiché l'indagato verserebbe in condizioni di estrema fragilità psichica.

Quanto al primogenito, Nicolò, scampato alla strage per un soffio, è ancora ricoverato in prognosi riservata. I medici non escludono che il 23enne possa aver riportato danni neurologici a seguito della brutale aggressione subita.

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