Alessandro Maja è ricoverato in psichiatria ed è saltato l'interrogatorio di garanzia davanti al gip. L'uomo, 57 anni, è stato arrestato mercoledì per aver ucciso a martellate la moglie Stefania e la figlia Giulia e aver tentato di fare lo stesso al figlio Nicolò a Samarate, in provincia di Varese. Secondo chi indaga, «il ricovero si è reso necessario per valutare le sue condizioni psicofisiche».
Giovedì il geometra nato a Milano era stato trasferito dall'ospedale di Monza al carcere della stessa città. Ora è tornato in reparto. Le sue condizioni psichiche sarebbero «incompatibili con il carcere», dicono i suoi avvocati difensori, Enrico Milani e Sabrina Lamera, che aggiungono che Maja «si trova in ospedale a Monza, in psichiatria». La notizia del ricovero al San Gerardo è stata comunicata ai legali giovedì sera, poche ore prima dell'interrogatorio di convalida previsto per ieri a Busto Arsizio. Il colloquio con il gip Luisa Bovitutti dunque è rimandato a quando l'indagato sarà in grado di rispondere. Non ci sono comunque previsioni sul tempo che ci vorrà.
I parenti di Stefania Pivetta hanno parlato della famiglia di Maja, che conduceva all'apparenza una vita normale. Alla trasmissione Pomeriggio Cinque Giulio, il padre di Stefania, ha raccontato che la nipote Giulia poche ore prima degli omicidi gli aveva confidato: «È successo qualcosa di strano stanotte, papà è venuto sul mio letto e mi ha chiesto scusa», ha detto la ragazza al nonno. L'uomo ha aggiunto che fino a poco tempo fa il genero Alessandro era assolutamente tranquillo: «Una persona squisita, specialmente con Giulia, che era sempre abbracciata al suo papà». Poi di recente ci sarebbe stato un inspiegabile cambio di comportamento: «Era cambiato radicalmente, parlava poco, insistevamo a dire cosa non va? e lui non ci ha mai detto di cosa si trattava».
Ha parlato anche il fratello di Stefania, Mirko. Ha confermato: «Alessandro non era più lo stesso, si isolava e non parlava con nessuno». Il fratello esclude che Stefania volesse separarsi dal marito, ipotesi questa che nelle prime ore dopo i delitti era stata formulata come causa scatenante del massacro. «Sarei stato il primo con cui si sarebbe confidata - ha detto il cognato dell'indagato -, ma non l'ha fatto». La donna, di un anno più giovane di Maja, al contrario pare volesse risolvere i problemi nati in famiglia. Per questo aveva chiesto al padre di aiutarla a capire perché Alessandro si fosse fatto tanto cupo. Giulio Pivetta ha spiegato: «Sabato mattina sono andato da loro, non avevo mai alzato la voce, invece mi sono sfogato per capire cosa stava succedendo. Ho urlato ad Alessandro di farsi uomo perché aveva due figli e una moglie e lui era immobile, senza dire una parola».
Il figlio sopravvissuto alla strage, che ha 23 anni, colpito anche lui alla testa, è ricoverato in condizioni gravi ma stabili. Il padre probabilmente lo aveva creduto morto.
Le indagini dei carabinieri vanno avanti, non è chiaro quale sia stato il movente degli omicidi. Da quanto è emerso, Maja, che aveva uno studio da interior designer a Milano, era ossessionato dal denaro. Pare avesse il terrore di fallire e di subire un tracollo economico.
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