L'Anpi sul massacro di Norma Cossetto: "È propaganda nazifascista"

Per l'Anpi di Santa Marinella, comune alle porte di Roma, "non ci sono testimonianze di alcun genere su come e da chi fu assassinata Norma Cossetto, né se fu violentata e il suo corpo straziato"

Norma Cossetto a 23 anni
Norma Cossetto a 23 anni

La storia di Norma Cossetto? Qualcuno sostiene si tratti solo di becera propaganda nazifascista. Non c’è pace per la ragazza istriana diventata simbolo delle persecuzioni avvenute lungo il confine orientale. Violentata e infoibata a ventitré anni dai partigiani jugoslavi, Norma è la vittima più bistrattata d’Italia. Ogni volta che c’è di mezzo lei, monta la polemica. È un copione che si ripete identico in tutti i Comuni in cui approdano mozioni e ordini del giorno che la riguardano.

È successo anche a Santa Marinella, cittadina alle porte di Roma, dove la sezione locale dell’Associazione nazionale partigiani non ha digerito l’idea di intitolarle una strada. Guai a fare di lei una martire, perché in fin dei conti era solo una fascista. Nel comunicato diramato dai nostalgici della stella rossa viene ricordato che Norma era iscritta ai Gruppi universitari fascisti e che suo padre, Giuseppe Cossetto, era segretario del Fascio nel Comune di Santa Domenica di Visinada.

E non solo. “Non ci sono testimonianze di alcun genere su come fu assassinata e da chi, né se fu violentata e il suo corpo straziato. Solo la propaganda nazista prima e quella fascista dopo, hanno fatto di questa povera ragazza un emblema, una bandiera da sventolare per opporre un loro martire alle svariate centinaia vittime civili della violenza nazifascista”. Infine una stoccata all’amministrazione, per altro di centrosinistra, che “ha preferito omaggiare una vittima fascista piuttosto che ricordare la Resistenza”. “A Santa Marinella – si lamentano dall’Anpi – esiste un parco intitolato alle Foibe, non sarebbe doveroso intitolare un parco alla Resistenza?”.

La replica del Comitato 10 febbraio (C10f) non si è fatta attendere. “L’Anpi continua a pretendere di avere il monopolio della memoria di questo Paese, ma per lo meno studiasse”, attacca Massimiliano Baldacci, rappresentante locale del C10f. “Norma era iscritta ai Guf, è vero, ma i Guf – chiarisce l’attivista – non erano certo il braccio armato del partito, bensì delle organizzazioni studentesche di cui hanno fatto parte anche personaggi come Giorgio Napolitano, Eugenio Scalfari e molti altri illustri rappresentanti dell’intellighenzia di sinistra”.

C’è poi il passaggio in cui vengono sollevati dubbi sulla ricostruzione della tragica fine di Norma. Su questo Emanuele Merlino, presidente del C10f, è tranchant: “Dire che non ci siano testimonianze di alcun genere sul massacro della Cossetto è assolutamente falso, non solo perché la sorella Licia raccolse la testimonianza di chi vide quelle violenze, ma anche e più banalmente perché il corpo di Norma è stato ritrovato in fondo a una foiba assieme ad altre persone, e non credo si sia trattato di un suicidio di massa”.

Per chiudere la disputa, forse, potrebbero bastare le motivazioni con cui nel 2005 l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi le concesse la medaglia d’oro al valor civile: “Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva

lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amore patrio”. Ma forse è proprio quell’amor patrio che a qualcuno continua a dare fastidio.

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