L'appello del gesuita: "Il porno è una droga e va bandito dal web"

Uno studio pubblicato dalla Civiltà Cattolica mette in guardia sui rischi connessi alla pornografia: "È una droga che influisce su ogni ambito della vita quotidiana e compromette i processi cognitivi"

L'appello del gesuita: "Il porno è una droga e va bandito dal web"

Una vera e propria droga che compromette le relazioni sociali, lavorative e sentimentali e atrofizza i processi cognitivi. A svelare i rischi della diffusione della pornografia online è un gesuita, padre Giovanni Cucci che con una lunga analisi pubblicata su La Civiltà Cattolica, mette in guardia sui rischi del “Cybersex”.

Le immagini pornografiche, secondo lo studioso, agirebbero sulla mente dei fruitori alla stregua di una sostanza stupefacente, creando dipendenza soprattutto nei più giovani, come dimostrano gli accessi ai siti hard, in aumento anno dopo anno. Uno tra i portali più famosi nel 2018 ha registrato oltre 34 miliardi di visitatori: 92 milioni al giorno, sottolinea l’articolo. Un fenomeno talmente diffuso che secondo il gesuita, citato da La Verità, i siti pornografici inglobano il 30% dell’intero traffico in rete. Ma lo scotto da pagare per i frequentatori è alto.

Il porno influisce su ogni ambito della vita quotidiana: scuola, lavoro, relazioni sentimentali. Alla lunga porta a vivere in un’esistenza parallela dove i corpi sono visti come meri oggetti di piacere sessuale. Così secondo il religioso, la diffusione della pornografia avrebbe un ruolo anche nel picco dei divorzi, nei tradimenti all’interno delle relazioni e nella “sessualizzazione precoce dei bambini”. A sorpresa, infatti, secondo alcune ricerche citate nello studio, l’età media degli utenti più assidui è compresa “tra i 12 e i 17 anni”.

La dipendenza da cybersex avrebbe, inoltre, “un fortissimo impatto atrofizzante sui processi cognitivi”, tanto da essere determinante negli insuccessi scolastici, oltre ad avere un legame con la “violenza”.

È compito dello Stato quindi, ricorda il gesuita, bandirla dalla rete. Ma finora non ci sono stati passi avanti in questo senso. Anche perché il business è imponente e frutta “5mila dollari al secondo”.

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