L'assurda crociata Lgbt contro Simonetta Matone

Le associazioni Lgbt chiedono di revocare la nomina di Simonetta Matone a consigliera di fiducia dell'Università La Sapienza di Roma. Accuse di omofobia campate per aria

L'assurda crociata Lgbt contro Simonetta Matone

Simonetta Matone ha un curriculum importante e di tutto rispetto ma ha un "difetto": (probabilmente) non è di sinistra e sicuramente non piace ai pasdaran delle associazioni Lgbt, che ora si scagliano contro la sua nomina presso l'Università La Sapienza di Roma. Nei giorni scorsi, infatti la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni ha nominato la magistrata Simonetta Matone Consigliera di fiducia dell’Ateneo. Questa figura, introdotta dal Codice di condotta nella lotta contro le molestie sessuali approvato lo scorso gennaio, ha il compito di fornire consulenza e assistenza alle vittime e di contribuire alla soluzione dei casi che le vengono sottoposti. "Simonetta Matone è da sempre in prima linea per la difesa dei diritti e ha una spiccata sensibilità per i temi legati alle giovani generazioni e alle pari opportunità - sottolinea la rettrice Antonella Polimeni - sono certa che saprà interpretare al meglio questo ruolo di impegno contro ogni discriminazione di genere a tutela della libertà e della dignità della persona".

Le assurde accuse di omofobia contro Simonetta Matone

Nonostante il curriculum invidiabile e di altissimo profilo, le associazioni Lgbt hanno diffuso una nota nella quale definiscono Matone "nota da sempre per le posizioni omofobe". Motivo? Aver firmato l’appello del gennaio 2016 del Centro studi Livatino, critico nei confronto del ddl Cirinnà, approvato succesivamente dal Parlamento. Ebbene - ma non è una novità, a dire il vero - basta prendere una posizione diversa da quella del mondo Lgbt per essere etichettati come "omofobi". In merito all'accusa di omofobia, completamente campata per aria, vale la pena citare in merito La cultura del piagnisteo. La sala del politicamente corretto di Robert Hughes: "Omofobia è un termine clinico che indica un disturbo patologico, un’ossessione causata dal timore fortemente represso di essere omosessuali. Adesso il termine può essere ed è applicato indiscriminatamente a chiunque mostri la minima riserva nei riguardi di un qualsivoglia omofilo, o contesti (per quanto blandamente) le pretese (per quanto estreme) di costui a particolari diritti per il suo gruppo di appartenenza". Questa è l'omofobia, ed è evidente che Simonetta Matona non solo non sia "omofoba" ma non abbia espresso nemmeno opinioni omofobe. Solo un'opinione diversa da quella delle associazioni che ora la accusano.

La solidarietà di Isabella Rauti e del Centro Studi Livatino

Isabella Rauti, responsabile nazionale del Dipartimento Pari Opportunità, Famiglia e Valori non negoziabili di Fratelli d'Italia interviene in difesa di Simonetta Matone: "Il ddl Zan non è stato ancora approvato e già è all'opera la censura nei confronti di chi esprime opinioni difformi alla lobby Lgtb. La conferma giunge dopo la nota diffusa dalle Associazioni di area Lgbt+ contro la dottoressa Simonetta Matone, nominata dal Rettore dell'Università La Sapienza, Consigliera di fiducia dell'Ateneo, definita come 'nota da sempre per le posizioni omofobe" sottolinea l'esponente del partito di Giorgia Meloni. "Conosco personalmente la dottoressa Matone per aver lavorato insieme a lei quando era capo di gabinetto del ministero delle Pari opportunità e si è sempre occupata di Pari opportunità in maniera equilibrata, mai ideologica. È scontato dire che non è mai stata omofoba, ma piuttosto ha sempre esercitato il pieno diritto di opinione e di parola nel rispetto dei diritti e delle sensibilità altrui. Quello che da un certo tempo in Italia si sta cercando di limitare e reprimere, e di cui il ddl Zan ne è il fenomeno più evidente. Alla dottoressa Matone la mia solidarietà e quella di tutto il Dipartimento Pari Opportunità, Famiglia e Valori non negoziabili di Fratelli d'Italia".

"È espressione di intolleranza marchiare di omofobia una persona solo perché ha condiviso una posizione esposta civilmente, allo scopo di escluderla da responsabilità istituzionali. La medesima intolleranza preme per trasformarsi in norme di legge con il varo del cosidetto testo Zan. Vi è perfino qualche leader di partito per il quale è prioritario mandare davanti al giudice, poi in carcere, chi si limita a esprimere una opinione.

Ringraziamo le associazioni Lgbt+ per averlo reso così evidente". Lo sottolinea il Centro studi Livatino commentando la richiesta di sospensione della nomina di Simonetta Matone a consigliere di fiducia dell'Ateneo la Sapienza.

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