E ravamo già in difficoltà prima di entrare nel tunnel. Le dimensioni del debito pubblico, insieme a una tassazione da rapina e una burocrazia senza eguali, da anni ci avevano impedito di crescere. Ora la dura crisi economica conseguente alla pandemia e, soprattutto, alle scelte del governo hanno aggravato la situazione. Per questa ragione sono da prendere sul serio taluni suggerimenti che ci vengono da chi sa guardare a noi con acume e distacco. Da anni, infatti, un'analista di notevole originalità come Marcia Christoff Kurapovna suggerisce che società in declino strutturale come la Grecia e la stessa Italia recuperino le loro radici: che nel caso della società ellenica sono nella polis, mentre per quello che riguarda l'Italia affondano, in larga misura, nelle città libere dell'età medievale e rinascimentale. Questi inviti a riscoprire l'autogoverno locale non appaiono su pubblicazioni in vernacolare ligure o siciliano, ma sulle pagine di quotidiani prestigiosi come ad esempio The Wall Street Journal, su cui si può leggere nelle parole della Kurapovna che la società greca e quella italiana «hanno edificato Stati centralizzati che non hanno mai funzionato in maniera efficace, quale esito di movimenti nella metà del diciannovesimo secolo volti all'unificazione sulla base di ideali più romantici che realistici».
Sempre a giudizio di questa studiosa, quando fiorirono le città italiane da Venezia a Firenze, da Milano a Genova, da Amalfi a Siena quella che ne «derivò fu una modernizzazione generale dell'economia: crebbe la mobilità dei lavoratori, l'autonomia giurisdizionale fu affermata nel diritto, i sistemi di trasporto furono sviluppati e fu ampliata la divisione del lavoro». Quell'Italia era politicamente divisa, ma rappresentava il cuore della civiltà e dell'arte di tutta Europa. L'invito a riscoprire le origini di una società tanto differenziata non qualcosa che riguardi innanzi tutto il passato. In fondo, lo stesso virus ha evidenziato la voglia, presente in tutta la penisola, di dare risposte diverse a problemi che oggettivamente non possono essere affrontati ovunque nella stessa maniera. La presidentessa della Calabria, Jole Santelli, si è battuta proprio nella persuasione che l'economia della sua terra debba al più presto trovare il modo per ripartire. Questa rinascita dell'autogoverno locale poggia allora sulle tradizioni, ma risponde a quell'esigenza di libertà locale che la Kurapovna tanto enfatizza. Per giunta, se nel caso della Grecia l'universo della polis è qualcosa di remoto (perché il dominio ottomano e la «diaspora» ellenica hanno modificato quel Paese), l'Italia continua tuttora a essere la terra delle mille comunità.
La rinascita delle città permetterebbe una forte concorrenza istituzionale, insieme a una benefica competizione nella fornitura
dei servizi. La stessa solidarietà è migliore entro le piccole comunità, dove tutti si conoscono. Seguendo le tesi di Kurapovna, allora, si potrebbe forse trasformare il disastro in un'opportunità. Vale la pena di provarci.
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