Impegnato nella sua visita apostolica a Cipro e in Grecia, papa Francesco ha tirato bordate sulla situazione europea. Tra gli avversari della visione di Jorge Mario Bergoglio c'è da sempre il populismo. Il Santo Padre ritiene che l'avanzata di alcune ideologie richiami i totalitarismi del novecento.
La parte più politica dell'avvertimento pontificio è stata pronunciata ad Atene. "Non si può, tuttavia, che constatare con preoccupazione - ha tuonato il Papa - come oggi, non solo nel continente europeo, si registri un arretramento della democrazia. Essa - ha proseguito - richiede la partecipazione e il coinvolgimento di tutti e dunque domanda fatica e pazienza. Complessa, mentre l'autoritarismo è sbrigativo e le facili rassicurazioni proposte dai populismi appaiono allettanti". Il Vecchio continente è dunque chiamato, per il vescovo di Roma, a utilizzare tutti gli anticorpi possibili per evitare che il populismo abbia gioco facile, minando alla base la tenuta istituzionale. Ma Bergoglio ha fatto una vera e propria diagnosi di quelli che ritiene i mali europei.
Come riporta l'Agi, sempre rispetto alle osservazioni politiche in senso alto, Francesco ha parlato di "scetticismo della democrazia". "La politica - ha aggiunto - è cosa buona e tale deve essere nella pratica, in quanto responsabilità somma del cittadino, in quanto arte del bene comune. Affinchè il bene sia davvero partecipato, un'attenzione particolare, direi prioritaria, va rivolta alle fasce più deboli". Non è certo il primo appello che il vertice della Chiesa cattolica rivolge agli attori della cosa pubblica affinché la loro azioni guardi soprattutto alle "periferie economico-esistenziali", che sono luoghi specifici del globo terrestre ma anche fasce di popolazione bisognose. Il mancato interesse verso i deboli costituisce una delle lacerazioni individuate.
Se per Francesco la Grecia rappresenta la "memoria d'Europa", la pandemia è invece "la grande avversità" che i popoli europei e non solo sono chiamati ad affrontare. Bergoglio ha di nuovo chiamato in causa i vaccini anti-Covid19 alla stregua di strumenti di solidarietà. Per il Papa, il rifiuto di contribuire alla campagna vaccinale - un'altra posizione nota da tempo - è una spia di egoismo inspiegabile. "Penso alla necessità della campagna vaccinale ed ai non pochi sacrifici per i cittadini. In mezzo a tanta fatica - ha notato durante il summit cui ha preso parte anche il corpo diplomatico - si è però fatto strada un notevole senso di solidarietà, al quale la Chiesa cattolica locale è lieta di poter continuare a contribuire, nella convinzione che ciò costituisca l'eredità da non perdere con il lento placarsi della tempesta".
Che il pontefice non sia un estimatore di certo stile di vita occidentale, poi, è evidente sin dai primi momenti del suo regno. E il Santo Padre non ha esitato a tenere il punto sull'argomento nel corso di questo viaggio apostolico: "Oggi, nell'Occidente da qui sorto, si tende a offuscare il bisogno del cielo, intrappolati dalla frenesia di mille corse terrene e dall'avidità insaziabile di un consumismo spersonalizzante, questi luoghi ci invitano a lasciarci stupire dall'infinito, dalla bellezza dell'essere, dalla gioia della fede", ha tuonato dall'interno del palazzo presidenziale di Atene.
Un passaggio dell'intervento di Papa Francesco, però, può riguardare sì l'Europa in generale ma, considerato il momento parlamentare e politico, anche l'Italia nello specifico. Nel Paese si discute molto di un nuovo provvedimento che possa sanare il presunto gap normativo sull'eutanasia.
In primavera prossima saremo, con ogni probabilità, chiamati come cittadini ad esprimerci sul cosiddetto fine vita attraverso un appuntamento referendario. "La morte va accettata, non somministrata", ha dichiarato il successore di Pietro, ribadendo per l'ennesima volta la sua posizione in materia eutanasica.
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