Ci sono quattro nuovi indagati nell'ambito dell'inchiesta portata avanti dalla procura di Lecce che ha fatto scattare le manette ai polsi di due giudici: Antonio Savasta, attualmente agli arresti domiciliari, e Michele Nardi. Arrestati lo scorso 14 gennaio con l'accusa di corruzione in atti giudiziari.
Insieme a loro anche Vincenzo Di Chiaro, poliziotto e Flavio D'Introno, imprenditore.
Dalle dichiarazioni dell'ultimo interrogatorio gli indagati avrebbero raccontato nuovi episodi che hanno portato ad iscrivere tra gli indagati anche il magistrato Luigi Scimè, ex pm a Trani ed ora in servizio alla corte d'appello di Salerno, l’avvocato Giacomo Ragno, Savino Zagaria, cognato di Savasta, e Martino Marancia. I quattro sarebbero coinvolti in episodi corruzione, concussione, falso, calunnia, millantato credito ed estorsione.
In particolare Scimè avrebbe ricevuto da D’Introno 75mila euro (divise in tre tranche) per quattro procedimenti penali istruiti dalla Procura di Trani tra il 2012 e il 2016 in cui l'imprenditore era direttamente coinvolto. Per questo il pm è accusato di corruzione in concorso con i suoi colleghi Antonio Savasta e Michele Nardi, oltre all’imprenditore D’Introno, a Vincenzo Di Chiaro e all’avvocato Simona Cuomo. Come si legge sul quotidiano regionale "La Gazzetta del Mezzogiorno", in un caso Scimè, per 30mila euro, preparando la requisitoria con Savasta di un processo a carico di D’Introno formulò - secondo l’accusa su esplicita richiesta di Nardi - "richiesta parziale di assoluzione e di condanna per una parte dei reati per i quali i magistrati ritenevano di poter giungere ad una declaratoria di prescrizione nelle successive fasi di giudizio".
In un altro procedimento lo stesso Scimé chiese il rinvio a giudizio per calunnia nei confronti di due accusatori di D’Introno (ottenendo dall'imprenditore, si presume, 15 mila euro).
Ancora, chiese l’archiviazione di due processi relativi all’incendio di due ville di proprietà della moglie dell’imprenditore e al danneggiamento di una delle due ville (in cambio di 30 mila euro), per favorire D’Introno che "aveva interesse ad una rapida liquidazione dell’indennizzo da parte dell’assicurazione".Intanto per D'Introno, Savasta, Di Chiaro e Nardi è stato chiesto l'incidente probatorio.
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