Legittima difesa, il tabaccaio Birolo: "Sono vicino a Onichini, spero nell'assoluzione"

Il tabaccaio prima condannato e poi assolto dalla Cassazione per eccesso di legittima difesa solidarizza con il Onichini, appena condannato dai giudici

Legittima difesa, il tabaccaio Birolo: "Sono vicino a Onichini, spero nell'assoluzione"

La solidarietà di Franco Birolo a Walter Onichini, il macellaio di Legnaro (in provincia di Padova) accusato di tentato omicidio per aver sparato e ferito un ladro che il 22 luglio 2013 si era introdotto nella sua villetta assieme ad alcuni complici: la sentenza della Corte d'Appello di Venezia ha confermato la condanna a quattro anni e 11 mesi nei suoi confronti.

"Sono vicino all'amico Walter, ho seguito da vicino la sua vicenda, e so cosa sta provando. Purtroppo, è successa la stessa cosa anche a me nel processo di primo grado, il Pm aveva chiesto l'assoluzione, ed invece il giudice ha deciso per la mia condanna: poi, in secondo grado e in Cassazione sono stato assolto". Così all'Adnkronos Franco Birolo, tabaccaio di Civè, Birolo si ritrovò i ladri in negozio, di notte. Scese con la sua pistola e sparò al ladro temendo una sua aggressione. In secondo grado venne assolto, sentenza confermata dalla Cassazione, che negò anche alla famiglia del malvivente ucciso il risarcimento.

"Per fortuna, nel caso di Walter il ladro non è morto, altrimenti cosa succedeva, gli davano l'egastolo...", prosegue Birolo, che tira le orecchie alle toghe: "I giudici dovrebbero mettersi nei panni chi subisce un'aggressione, di notte, temendo per la propria vita e per quella dei familiari, e dovrebbero punire i delinquenti e non le persone per bene, oneste, che a volte scelgono di reagire e di difendersi".

Infine, Birolo chiosa: "I casi di chi reagisce vanno all'onore delle cronache, ma ci sono tante persone per bene che non reagiscono, di cui nessuno parla, e che saranno vittime per tutta la vita con danni fisici e piscologici perenni.

La vicenda di Onichini mi amareggia molto, non posso fare nulla, se non umanamente essergli vicino e sperare che la Cassazione riformi la sentenza di secondo grado e si torni a rifare il processo".

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