Sono Roberto Santelli, zio dell'amata Jole, presidente della Regione Calabria, prematuramente scomparsa di recente. A Voi vorrei rivolgere il mio pensiero per il rispetto che devo alla mia amata nipote. Lo faccio prendendo spunto dalle offese che alla stessa e al contempo ai calabresi tutti, il senatore Morra ha riservato.
L'approccio linguistico in uso a Morra, lungi dal palesarsi come un isolato fuoriprogramma o una occasione inopinata per chiedere scusa, è parte di un trend consolidato di invereconde uscite, in cui lo stesso, ergendosi a integerrimo «Uomo di Stato», addita sistematicamente qualcuno di «inadeguatezza». Ne ricava la luce riflessa di chi appare ai più come colui che denuncia al mondo cattive azioni e, come tale, guadagna, proporzionalmente, in credibilità mediatica.
Scrive il giurista Vincenzo Musacchio in un recente commento: «In un paese normale dove le competenze sono riconosciute perché ritenute utili alla collettività, nella scelta tra Pietro Grasso ex procuratore capo di Palermo - e Morra si sarebbe preferito senz'altro chi ha combattuto la mafia per una vita. Siamo però in Italia e allora va bene così». Così il giornalista Riccardo Corsetto: «Nel 2018 il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto (Fi), denuncia un certo Giuseppe Cirò per circa 80mila euro di rimborsi elargiti dall'economato del Comune di Cosenza sulla base di false rendicontazioni. Giuseppe Cirò non è uno qualunque, ma è il segretario particolare del sindaco Occhiuto». A indagare sulla vicenda viene incaricato il procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini. La Procura, però, inserì nel registro degli indagati anche il sindaco querelante. Tanto che il berlusconiano Occhiuto dirà ai giornali: «È una vicenda paradossale. Risulto indagato in un procedimento penale che io stesso ho provocato per aver denunciato un mio assistente, Giuseppe Cirò, dopo aver scoperto che falsificava le sue e le mie missioni».
Quindi? Che c'entra tutto questo con le parole infami di Morra su Jole Santelli? Ci arriviamo. Jole Santelli organizzò il 13 maggio 2019 una conferenza stampa a Montecitorio per raccontare di certe relazioni, quantomeno inopportune, tra il senatore Nicola Morra ed elementi della Procura di Cosenza.
«Il 15 febbraio 2018 il senatore Morra invita a casa sua delle persone - disse l'allora presidente della Regione Calabria -, Morra invita a casa sua un indagato. L'indagato in questione era il capo segreteria del sindaco di Cosenza, che era stato denunciato dal sindaco stesso per una serie di problemi relativi a rimborsi». La governatrice si riferiva ovviamente a Giuseppe Cirò. «A questo punto Morra stando al racconto di Santelli che cita gli atti dichiara di aver registrato un'ora e mezza di conversazioni nel salotto di casa sua, con la anomala presenza non solo dell'indagato Giuseppe Cirò, ma anche di un consulente della Procura, e poi di aver portato alla Guardia di Finanza la registrazione di quanto avvenuto nel salotto di casa e di aver depositato un esposto. Esposto che poi ha finito per coinvolgere il sindaco Occhiuto e quindi, di fatto, un esponente di un partito all'opposizione del premier Conte e del senatore Nicola Morra».
«Il giorno dopo la denuncia alla Guardia di Finanza racconta sempre Jole Santelli il procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini, intestataria di tutti gli esposti di Morra, apre la notizia di reato, e parte una serie di inchieste. Occhiuto, da querelante di Cirò, viene coinvolto come indagato. Ma non è tutto, perché subito dopo la sua nomina a presidente dell'Antimafia, il senatore Morra ha chiesto e ottenuto il distacco nella propria segreteria del maresciallo della Guardia di Finanza e del procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini, che si erano occupati di tutte queste vicende legate a Cirò».
Insomma, avete capito perché Morra non ha commesso una gaffe? Aveva motivi di risentimento che appaiono imbarazzanti. Solo in Italia tutto questo è possibile. Che Montesquieu continui ad essere quotidianamente stuprato da politici inadeguati a rappresentare le istituzioni. Quanto a Jole Santelli aveva ragione da vendere. E dopo quelle aberranti parole di Morra, questo racconto è un motivo in più per pretendere che venga rimosso dalla presidenza della Commissione Antimafia.
Il senso di questa missiva corrisponde anche al bisogno di riservare a Morra la migliore replica possibile in pochi versi espressi, solo poco tempo prima della sua dipartita, dalla mia amata nipote Jole: «A te amara terra, derisa, martoriata, dimenticata, vorrei lasciar qualcosa del mio passaggio in vita.
Ti lascio il mio profumo per inebriare i tuoi fiori, ti lascio il mio sorriso perché non manchi mai il sole. Ti lascio il mio amore per non sentirti abbandonata. E adesso, che vado via, ti lascio il mio impegno, perché tu possa risorgere. Addio Calabria mia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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