Il peggiore degli scenari paventati per gli interessi italiani in Libia in queste settimane, ha rischiato di tramutarsi in realtà nelle scorse ore. Alcune milizie infatti, hanno fatto irruzione all’interno dell’impianto petrolifero di Mellitah, nell’ovest della Libia, lì dove sono presenti le infrastrutture da cui si dirama il gasdotto che arriva in Sicilia.
Il Green Stream, inaugurato il 1 ottobre 2004, oltre ad aver simboleggiato all’epoca della sua apertura l’avvicinamento politico più importante avvenuto tra l’Italia e la Libia di Gheddafi, rappresenta ancora oggi una delle infrastrutture più strategiche per il nostro Paese. Da qui arriva ogni giorno il gas naturale estratto in Libia, risorsa energetica vitale per l’Italia.
Così come riferito dalla versione araba di Russia Today, nella mattinata di questo mercoledì forze vicine al Gna, ossia il governo di unità nazionale con sede a Tripoli e presieduto dal premier Fayez Al Sarraj, hanno preso d’assalto il sito di Mellitah. Pare che per alcune ore la valvola che permette il transito di gas verso l’Italia sia stata bloccata. Attualmente però, stando a quanto riportato da AgenziaNova che cita fonti locali, l’erogazione verso il nostro Paese starebbe procedendo regolarmente.
L’episodio comunque appare molto grave, soprattutto da un punto di vista politico. Mellitah infatti è stata ripresa, assieme a buona parte della costa ad ovest di Tripoli, dal Gna nelle scorse settimane nel corso delle avanzate contro il Libyan National Army di Khalifa Haftar. L’irruzione di una milizia riconducibile al governo tripolino, potrebbe implicare una difficoltà per l’Italia di tutelare i propri interessi nella regione.
Ad effettuare il blitz sarebbe stato un gruppo della vicina città di Zuara: una volta penetrati nel sito di Mellitah, i miliziani avrebbero chiesto e preteso maggiori benefici e più soldi per garantire, in un secondo momento, la sicurezza del luogo. Tuttavia, secondo fonti contattate da Russia Today, l’episodio potrebbe non essere isolato ed avere anche alla base delle motivazioni politiche. In particolare, il riferimento è all’accordo tra Italia e Grecia sui confini marittimi siglato ieri.
Il governo di Tripoli da novembre è attivamente aiutato da quello di Ankara, il quale non avrebbe digerito l’intesa ufficializzata tra il nostro Paese e quello ellenico nelle scorse ore. Da qui, sempre secondo la ricostruzione del network russo, la pressione esercitata sull’Italia tramite l’irruzione a Mellitah di milizie vicine al Gna.
Tuttavia, appare ancora difficile poter accertare il vero movente di questa azione. L’unica cosa certa, è che gli interessi italiani al momento non sono al sicuro. Il fatto che una milizia possa accedere in un sito strategico e minacciare di chiudere il più importante gasdotto che approda in Italia, rende bene l’idea dell’attuale situazione per il nostro Paese.
Da parte sua l'Eni, che gestisce con una joint venture l'impianto di Mellitah assieme alla libica Noc, ha fatto sapere che le attività all'interno della struttura sono riprese normalmente: "La situazione è tornata alla normalità e l'impianto ha ripreso regolarmente le operazioni", ha dichiarato ad AgeniaNova un rappresentante della società italiana.
Quanto avvenuto oggi comunque, non è il primo caso che riguarda un importante
impianto petrolifero. Nei giorni scorsi anche a Sharara, struttura nel Fezzan da cui si estrae circa un terzo del petrolio libico, alcune milizie hanno fatto irruzione minacciando di danneggiare gli impianti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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