Un nuovo reportage di History Channel rilancia la tesi che Hitler non sia morto nel bunker ma che sia fuggito in Sud America dopo l'arrivo dei russi a Berlino. L’architrave dell’inchiesta sono i files che l’Fbi ha reso integralmente disponibili lo scorso anno: molte decine di segnalazioni più o meno accurate sulla fuga di Hitler trasmesse tra il 1945 e il 1950. Si parte dalle vie per lasciare il bunker della Cancelleria senza essere visti. Nella Berlino dei bombardamenti continui esistevano centinaia di chilometri di passaggi sotterranei, gli unici percorsi sicuri durante l’assedio dell’Armata Rossa. Sono catacombe che dal 1999 vengono sistematicamente esplorate da un’associazione di speleologi. Ma finora mancava l’anello finale dell’itinerario tra la residenza corazzata del führer e l’aeroporto di Tempelhof. Il 21 aprile 1945 ne sono decollati diversi, trasferendo un manipolo di alti ufficiali nel caposaldo bavarese del Reich: in alcuni di questi velivoli erano imbarcate “le proprietà personali di Hitler”. L’ultima partenza nota avviene il 23 aprile, mentre altri Condor sono stati catturati intatti dai russi cinque giorni dopo.
Sotto l’aeroporto c’è un alveare di locali blindati con impianti idrici ed elettrici autonomi, una sorta di monastero di cemento e acciaio, con decine di celle cubiche su tre livelli. In parte custodivano negativi e filmati raccolti dalla ricognizione tedesca: chilometri di pellicole incendiate poi dall’esplosivo dei genieri sovietici nell’ultimo assalto, con un rogo durato giorni che ha incenerito tutto.
Tutti i superstiti dell’entourage hitleriano hanno negato però che esistesse un percorso diretto per gli hangar di Tempelhof. Usando un georadar tattico, identico a quello impiegato per ispezionare le caverne di Tora Bora dove a lungo si è pensato fosse morto Bin Laden, il team di History ha scoperto un cunicolo che unisce l’aeroporto alla stazione del metro. È bloccato dai giorni della battaglia e adesso si attendono le autorizzazioni per demolire gli accessi ed esplorarlo. Sulla presunta fuga l’esame dei files Fbi porta a escludere la rotta sudtirolese, sfruttata da molti nazisti per raggiungere il Sudamerica attraverso i porti italiani e la copertura della gerarchia cattolica. Nel caso del führer i rischi dovevano essere ridotti al minimo, contando su rifugi predisposti da tempo in paesi ancora amici. L'Espresso che riporta lo studio di History Channel, sottolinea come esistesse anche una rotta per le Canarie. Ultimo approdo degli U-boot che non volevano arrendersi agli alleati: tre salparono dalla Germania dopo l’annuncio della resa, consegnandosi in Argentina quasi tre mesi più tardi. È nel paese sudamericano che gli avvistamenti di Hitler si sono moltiplicati.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.