"Mi ha abusato in Uruguay, e anche qui in Italia". Una storia raccontata a fatica, dove il giovane, che oggi ha 29 anni, ripercorre la sua infanzia e la sua adolescenza segnate da momenti e persone che mai potrà dimenticare. Troppi sono gli abusi, gli inganni, i gesti, gli sguardi di quei preti pedofili che gli hanno rovinato l'esistenza.
Nato in Brasile, abbandonato dalla madre e dal padre, a soli sei mesi è stato affidato a un istituto cattolico in Uruguay fino all'età di otto anni. Era considerato orfano a tutti gli effetti: senza genitori, senza documenti, senza nessuno che potesse difenderlo. Così sono iniziate le lunghe notti in parrocchia, dove veniva invitato da quel prete missionario italiano a dormire. Eppure, anche se lui ancora non poteva capire, racconta di un prete che li toccava i genitali gemendo. Il racconto, sofferto e rabbioso, continua: "A 14 anni sono venuto in Italia per studiare e prendere il diploma da infermiere. Nuovamente vengo accolto dal quel prete italiano a Savona in una parrocchia dove mi garantisce i soldi per studiare, per i vestiti e tutto il resto. Ma in cambio vuole farsi massaggiare, diceva che ne aveva bisogno". Il prete che gli fa da tutor è don Francesco Zappella, attualmente parroco a Borghetto Santo Spirito e in passato missionario proprio in Uruguay, per cui la onlus Rete L’Abuso ha chiesto ufficialmente a monsignor Guglielmo Borghetti, vescovo coadiutore della Diocesi di Albenga, la rimozione e l’apertura di un processo canonico.
Inizia così una sorta di terrorismo psicologico: "Non voleva che avessi la ragazza, diceva di amarmi come un padre ama il proprio figlio, mi abbracciava, voleva fare sesso, mi toglieva i vestiti e mi toccava". Il sacerdote in questione, che giustificava i suoi gesti dicendo di amare come un padre, ogni volta riusciva a convincere il povero giovane, arrivando addirittura a minacciarlo di toglierli il denaro, se si fosse rifiutato di contraccambiare il suo amore. "Quando diceva di amarmi io ci credevo - racconta nel video- mi aiutava, mi difendeva, però poi voleva i miei baci. Compra la gente con i soldi per tenersela vicino e la ricatta. Chissà quanti ragazzi in questi anni hanno subito quello che ho subito io. Era l'inferno". A un certo punto del racconto, il giovane arriva addirittura a confessare che: "Quando mi sono reso conto di quello che il prete mi faceva ho pensato di suicidarmi. Non capivo, perché da una parte diceva di amarmi come un padre e dall'altra faceva certe cose".
Un prete considerato da tutti "lindo e buono", che dice messa, che aiuta, che e' amico, "ma una volta rientrato in parrocchia si trasforma, ride di fronte ai ragazzini e li vede come un premio e ne approfittava". La gente viene ingannata, nessuno sa, però chi lo ha conosciuto come me, non ha il coraggio di affrontarlo perché lui può tutto, può pagare l'avvocato e tutto il resto". Il giovane ha trovato il coraggio e ha deposto in Uruguay e ha avuto la possibilità di deporre anche in Italia a Savona. La versione del prete: "Solo calunnie, sono sereno". Interpellato dal Secolo XIX, don Zappella (accusato insieme con due sacerdoti che vivono in Uruguay, padre Gabriel Tojos e padre Sebastian Silvera) si è detto "sereno", perché "sono tutte calunnie" e anche perché "il vescovo ha rifiutato le mie “dimissioni”, resto a disposizione della giustizia".
Oggi, il giovane è diventato padre, e il dolore, le umiliazioni, le sofferenze, i brutti
ricordi, lasciano spazio alla rabbia e a una paura:"che mio figlio o qualcuno vicino a me possa incrociarlo". Lui da sempre diceva agli atri preti missionari quanto gli veniva fatto ma "si coprivano tutti, era una mafia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.