Ovunque ti giri all'Expo ci sono loro, l'inconfondibile profumo del caffè Illy ti inebria ad ogni angolo: hanno aspettato, e tanto, l'arrivo del grande evento per promuovere il Made in Italy, convinti che finora si è fatto poco, troppo poco per spingere ed esaltare le bontà nostrane all'estero. Non è un segreto che Andrea Illy sia uno dei più ferventi sostenitori dell'italianità: lo fa senza soste, con una tenacia e convinzione ammirevoli. Basta guardare Larte, il nuovo locale aperto assieme ad altre aziende dell'eccellenza nostrana (in quanto presidente dell'Altagamma ha coinvolto tutti gli altri). E qui che lo incontriamo, è ormai il suo quartier generale milanese.
Partiamo da Expo dove siete protagonisti assoluti: cosa rappresenta per voi?
«Non parlerei di noi in quanto Illy ma in quanto Italia. L'Expo è una vetrina straordinaria, non esiste situazione migliore per promuovere i nostri prodotti, il ritorno d'immagine sarà colossale. È prima di tutto una opportunità economica, arrivano visitatori da tutto il mondo, spendendo per gli alberghi e altri acquisti. Oggi l'Italia esporta cibo per 35 miliardi di euro, dopo Expo si spera possa fare ancora di più. È la grande occasione di rilancio del nostro cibo a livello mondiale e di rafforzare la cultura italiana. Se poi vogliamo toccare i temi sociali di Expo, allora senza dubbio si tratta di un buon pretesto per affrontare la nutrizione intesa come food safety, ovvero la lotta all'obesità, mangiando in maniera più sana. Discutendo di fame e sostenibilità, ci si incontra per migliorare l'agricoltura, per risparmiare l'acqua. Sono argomenti che si approfondiscono in maniera profonda durante i sei mesi, è una sorta di anno zero. Il problema non è se abbiamo abbastanza cibo per nutrire il pianeta, perché ne abbiamo fin troppo. Dobbiamo invece capire come distribuirlo e che fra non molto i terreni non saranno più compatibili, che spesso il clima sarà avverso e questo tocca direttamente i produttori di caffè. Viviamo in un circolo virtuoso di piacere e sviluppo che si autoalimentano: più questo si alimenta, più si riduce la povertà».
Cosa porta Illy all'Expo?
«Abbiamo una ventina di progetti in sei mesi, per noi è un anno straordinario. Chi va in fiera avrà l'occasione di trovare il personal blender, un'applicazione da scaricare sul telefono, per il resto preferisco che lo scopriate voi stessi. Dico solo che tutti i dati inviati dal vostro telefonino rimarranno per sempre nella memoria di Illy, così che ovunque andiate troverete in automatico la vostra personale ricetta di caffè. Per ora la house blend la si trova solo all'Expo, fra non molto in tanti punti Illy: l'industrializzazione non è un problema, il più è stato fatto».
Come procede l'apertura dei nuovi monomarca Illy?
«Ne apriamo 40 all'anno, la gran parte nelle città metropolitane, come Londra, Parigi, Tokyo».
Quale Paese vanta più caffetterie Illy?
«La Corea del Sud ne ha una ventina».
Dove desidera aprire?
«In Austria».
All'estero come si beve il vostro caffè?
«Nel mondo latino, Spagna, Francia e Portogallo, impera il classico espresso, in altri Paesi europei si preferisce con il latte, negli Stati Uniti si beve il caffè filtro. Il caffè però è ovunque lo stesso».
Quale il posto più inconsueto dove avete aperto un punto Illy?
«In mezzo al Deserto dei Gobi e, anche se pare incredibile, vicino alla cima dell'Everest».
Cosa prova quando, in un bar o in un ristorante, non riesce a bere un caffè Illy?
«Solitamente un bar con caffè Illy lo trovo, mentre i ristoranti li scelgo spesso in base alla presenza del nostro prodotto. Comunque se la domanda era che tipo di caffè mi infastidisce, allora devo ammettere che sono intollerante all'odore del robusto, a quello pieno di caffeina, amaro e alla tostatura scura»
Le più belle caffetterie Illy?
«L'ultima aperta a Milano, in piazza Gae Aulenti e la londinese di Regent Street.
Tre parole per descrivere il suo caffè.
«Complesso, equilibrato, elegante».
llly è il miglior caffè?
«Il sogno di mio nonno era diventare il numero uno. Spesso i sogni si avverano...»
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