Per il 25 aprile spuntano bandiere e striscioni filo-Putin: è polemica a Livorno

Nei giorni scorsi sono comparsi in tutta la città bandiere delle repubbliche separatiste e striscioni pro-Putin. E il sindaco Pd, pur condannando la Russia, ha fatto cenno ai "crimini che si stanno compiendo in Donbass"

Alcuni livornesi con le bandiere delle repubbliche separariste,ieri
Alcuni livornesi con le bandiere delle repubbliche separariste,ieri

"25 aprile:ieri in Italia, oggi nel Donbass. No pasaràn!". "Né un soldo, né una base, né un soldato. No alle guerre della Nato". E ancora: "Che mondo! L'invasione russa è atroce, otto anni di bombe ucraine in Donbass sono pace". Sono alcuni degli striscioni reputati filo-Putin apparsi nei giorni scorsi a Livorno, senza dimenticare i vessilli delle repubbliche separatiste che hanno fatto capolino in città anche nel giorno delle celebrazioni della Festa della Liberazione.

E le polemiche non sono mancate, a partire dalla sezione locale di Fratelli d'Italia che ha già annunciato un question time in consiglio comunale per chiedere al sindaco Pd Luca Salvetti di prendere le distanze da quanto avvenuto. Tutto è iniziato domenica scorsa allo stadio "Armando Picchi": durante la partita del campionato di Eccellenza toscana fra il Livorno e il Figline, gli ultras labronici hanno sventolato le bandiere delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. Le stesse che sono state notate nei giorni seguenti anche per le vie cittadine, a coronamento di una presa di posizione che appare chiara.

Lo stesso primo cittadino sembrerebbe aver mantenuto un atteggiamento ambivalente: ha sì ammesso in aula di aver provato un senso di disagio visto che condanna la Russia di Putin, facendo però anche cenno ai "crimini che da anni si stanno commettendo in Donbass". E la polemica è servita, tale da indurre l'ex-segretario del Partito Comunista ed esponente degli ultrà Lenny Bottai a precisare le motivazioni che hanno spinto i protagonisti a compiere questi gesti.

"Striscioni e le bandiere pongono i politici, e il Paese più in generale, di fronte all'enorme contraddizione di aver fatto finta di niente per otto anni sul Donbass, per poi riscoprirsi oggi pacifisti solo per fini di guerra – ha scritto sulla sua pagina Facebook - abbiamo sostenuto quella parte che patisce la guerra da otto anni. E che nessuno oggi vuole riconoscere come vittima primaria di una guerra perpetrata dal governo ucraino, sponsorizzato come pacifista e parte offesa".

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