L'orrore dello stupro virtuale: ​la nuova frontiera su Facebook

Su Facebook si moltiplicano i gruppi in cui uomini inviano immagini private di ragazze a loro insaputa. Per poi commentarle in modo becero

L'orrore dello stupro virtuale: ​la nuova frontiera su Facebook

Lo chiamano "stupro virtuale" ed è la nuova frontiera di Facebook. Gruppi privati in cui uomini, chissà per quale motivo, condividono foto personali e intime delle proprie ragazze, amiche, sorelle, compagne o di donne sconosciute. Con l'unico effetto di riversarle in un vortice di condivisioni, commenti dell'orrore, parole da "stupro" online che farebbero intimidire anche la compagnia più rude del peggior bar di periferia.

I gruppo da "stupro virtuale"

I nomi dei gruppi incriminati dimostrano che la fantasia non scarseggia: "Cagne in calore" (18mila iscritti), "Seghe e sborrate su mie amiche", "Zozzoni e Zozzone quasi hot" (7mila iscritti), "Mogli e fidanzate Napoli esibizioniste e troie", "La esibisco, foto amatoriali e avvistamenti", "Giovani fighette per porci bavosi" (11mila fan), "Zoccolette deliziose" (20mila membri) e via dicendo. Ce n'è per tutti i gusti. Quali istantanee vengono condivise? Di ogni tipo. Donne conosciute o incontrate per strada, fotografie rubate in rete o che circolano su WhatsApp, ma c'è anche chi getta nella mischia scatti della propria moglie immortalata mentre dorme a letto senza pantaloni. Spesso e volentieri le ragazze coinvolte non hanno pose ammiccanti, ma si tratta di normali immagini del profilo Fb in costume di fronte allo specchio. Selfie innocui che per qualcuno diventano più eccitanti di un porno. Eccitazione da tastiera, certo, ma comunque orribile.

Il fatto è che in questo modo quelle foto private diventano virali e pubbliche, date in pasto a persone che si dilettano a commentarle con espressioni ingobili. Per esempio, nel gruppo "Zozzoni e Zozzone quasi hot" a corredare le istantanee una donna in costume si legge il commento di Fabrizio: "Mmmm, quanto ce l'ho duro tutto per lei”. E sulle stesse note ce ne sono a decine, anzi centinaia. Sul gruppo "Seghe e sborrate su mie amiche", Marco carica il volto scoperto di una ragazza seduta e in costume e chiede: "Cosa fareste a questa porcona?". Poco più sotto, invece, Massimo domanda: "E con la mia amica Elisa?". E Casanova (un fake) commenta: "Bella maiala da scopare selvaggiamente".

Ma quello dello stupro verbale e virtuale non è l'unico dramma dei nostri giorni. A volte le stesse ragazze condividono proprie foto e spesso e volentieri tutti gli scatti, rubati e non, di nudo o simili, finiscono in quella che viene chiamata "La Bibbia 3.0", un enorme dossier porno (rivelato da ilGiornale alcuni mesi fa) che raccoglie i file circolati in rete in questi gruppi.

La risposta di Facebook e della Postale

E Facebook cosa fa? Niente, o quasi. Rispondendo a FanPage.it, infatti, il social network ha spiegato di aver chiuso alcuni gruppi che violavano la normativa della Community, ma la gran parte rimangono attivi. "Facebook non tollera contenuti di odio, di razzismo o di appelli alla violenza - ha scritto un portavoce del social - Rimuoviamo i contenuti che minacciano o promuovono violenza o sfruttamento sessuale, inclusi lo sfruttamento sessuale di minorenni e le aggressioni a sfondo sessuale. Abbiamo creato degli strumenti, intuitivi e facili da usare, che permettono agli utenti di segnalare i contenuti che a loro giudizio violano gli Standard della Comunità di Facebook". Evidentemente non basta o qualcosa è andato storto. E pensare che anche dalle parti della Polizia Postale fanno spesso spallucce. Difficile, o quasi impossibile, risalire a chi ha caricato online la foto e sanzionare tutti coloro che insultano ingolferebbe qualsiasi procura. Così alle ragazze che provano a ribellarsi viene detto di attendere, aspettare e infine di farsene una ragione. IlGiornale, per fare un esempio, subito dopo aver pubblicato l'inchiesta sulla Bibbia 3.

0 denunciò tutto alla Postale, portando a corredo dell'esposto screenshot, siti, nomi e cognomi delle persone coinvolte. Anche il nominativo di chi ha creato l'archivio porno su Google Drive. Sono passati otto mesi e ancora non si è fatto vivo nessuno.

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